Casini perso nella palude dei centristi

2 Nov 2012 20:00 - di

Udc ovvero “cosa farò da grande”? I dilemmi di Casini, le scelte di Bersani e il “gran rifiuto” di Vendola. Il “triangolo” sta diventando una zavora per la politica italiana che dovrà cercare invece il prima possibile di uscire dall’impasse paludoso in cui si trova. I dilemmi dei centristi sulle future alleanze non aiutano a uscirne presto e rischiano di fare dell’Udc una palla al piede della politica italiana più che l’ago della bilancia.
Ricapitolando: il sogno centrista è la grande alleanza tra moderati e progressisti. Casini vuole Bersani e Bersani vuole Vendola. Ma c’è di mezzo Sel, alleata del Pd. Vendola dice “mai con Casini” e Casini ricambia non tanto cordialmente la preclusione. Indovinello: chi ha il problema più grande, il leader del Pd, nel decidere se buttare o meno giù dalla torre Vendola, o il leader dell’Udc nel decidere che strada prendere? Quest’ultimo vorrebbe un Pd “mondato” del massimalismo vendoliano o, in alternativa, un Pdl, ma senza Berlusconi. Troppe condizioni.
«I risultati della Sicilia mi danno ragione», sostiene Pierferdinando Casini nell’ultimo libro di Bruno Vespa Il Palazzo e la Piazza. Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo a giorni in libreria per Rai-Eri. «Il governo dell’assemblea siciliana e la vittoria di Rosario Crocetta nascono da un patto tra progressisti e moderati. Nella prossima legislatura, Berlusconi si annuncia come un ostacolo allo sviluppo del campo moderato del centrodestra e il Pd pone confini dall’altra parte, alleandosi con Vendola. Se si ragiona in termini riformistici si vince, altrimenti…».
La seconda ipotesi che potrebbe attrarre Casini è quella di una lista con Alfano e Montezemolo, distinta da una lista Berlusconi, confida il leader dell’Udc nel colloquio con Bruno Vespa. «Si rafforzerebbero in questo caso molte prospettive di collaborazione – aggiunge – e si stabilirebbero una discontinuità profonda con quello che è stato il governo degli ultimi anni e una fase nuova che non potrebbe prescindere da un punto di riferimento che si chiama Monti». De resto, dice, «il terreno comune d’intesa tra me e Alfano è duplice: più labile il riferimento internazionale del Partito popolare europeo, più stringente quello interno del governo Monti». Quindi, parte la pregiudiziale anti-Berlusconi: «Berlusconi non solo ha il problema di perdere voti, ma anche quello che nessuno vuole allearsi con lui. Non noi, non gli esponenti della società civile che vogliono entrare in politica».
Il leader dell’Udc storce il naso anche rispetto a Bersani. «Ho la sensazione che il terrore di Renzi lo abbia spinto tra le braccia di Vendola. Se questa sensazione fosse giusta, la scelta sarebbe molto negativa. Monti ha dimostrato che questo Paese non si può governare tornando alle vecchie coalizioni del passato. E difficilmente una sinistra nella versione più radicale può essere autosufficiente per governare il Paese».
L’Udc pretende di dettare le regole in casa altrui ma non sembra altrettanto lineare la rotta del suo partito. E la la politica non può aspettare a lungo Godot. «L’Udc e Casini devono dirci dove si collocano, perché la mia impressione è che c’è una dimensione leggermente opportunistica», ha detto  Fabrizio Cicchitto del Pdl a Omnibus su La7, che aggiunge: «Il ticket Vendola-Bersani, che probabilmente sarà vincente alla primarie, è molto spostato a sinistra e Casini non potrà fare un gioco di prestigio e nascondere Vendola nel taschino di Bersani».
Sandro Bondi coglie l’assist e “schiaccia”: «Si è perso già troppo tempo a lisciare il pelo di Casini e a parlare di improbabili alleanze dei moderati. L’unico vero pensiero politico di Casini è quello dei “due forni”, anzi oggi dell’unico forno a cui si rivolge per contrattare qualche avanzo del banchetto che la sinistra sta apparecchiando per il dopo elezioni». Anche perché «Casini non può rivendicare al suo partito l’esclusiva rappresentanza del mondo moderato e riformista, e neppure di quello cattolico», incalza Osvaldo Napoli. Delle due l’una: «Se Casini ha già scelto e considera irreversibile l’alleanza con Bersani, abbia l’onestà di dirlo», insiste Napoli. L’unico a replicare è Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, che usa la tattica del cambiare argomento per non rispondere ai quesiti. E quale argomento migliore del Pdl («ha perso tre quarti dei voti presi alle politiche»), di Berlusconi («un giorno dice una cosa e il giorno dopo l’opposto») e di Alfano («delegittimato da dichiarazioni estemporanee») per non parlare dei problemi di casa sua? È la conferma che sì, abbiamo un problema, anzi, una zavorra: l’Udc.

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