Blitz del Pdl? No, si chiama “dibattito”

24 Nov 2012 0:04 - di Sandro Forte

«Estraneo alla materia»: questa la motivazione con cui il senatore del Pdl, Cesare Cursi, presidente della commissione Industria e Commercio di Palazzo Madama, ha dichiarato inammissibile un emendamento al decreto legge sullo Sviluppo (“Crescita 2”) che voleva mettere in piedi un quarto grado di giudizio (ossia, dopo il primo, l’appello e la Cassazione) per alcune particolari fattispecie di reato, modificando le norme per i ricorsi in Cassazione. L’emendamento in questione, a firma del senatore Giuseppe Valentino (avvocato ed ex sottosegretario alla Giustizia, anch’egli del Pdl), fa parte delle 1738 proposte che la commissione, su esplicito invito del presidente del Senato Renato Schifani, è chiamata a sfoltire. La bocciatura di Cursi ha posto immediatamente fine alla polemica politica di chi pensava che l’iniziativa fosse un tentativo per favorire Berlusconi facendo riaprire qualche processo contro di lui, già definito in Cassazione. Nulla di tutto questo, ma solo un normale e democratico dibattito politico in seno al Pdl fra due autorevoli esponenti dello stesso partito. «L’inammissibilità dell’emendamento Valentino – ha dichiarato il segretario del Pdl, Angelino Alfano – taglia, come si suol dire, la testa al toro. Ma ciò non ci esime dal dire che quanto pubblicato da “Repubblica” sull’emendamento contenuto nel decreto Sviluppo è falso e strumentale oltre ogni limite. L’emendamento di cui si parla, infatti, non si applica in alcun modo alla vicenda Mondadori perché questa non riguarda il diritto comunitario alla violazione al quale si riferisce l’emendamento. Pretestuoso e sganciato dalla realtà – ha proseguito Alfano – anche il riferimento a una eventuale sospensione dell’esecutività della sentenza in quanto, tra l’altro, è stata già eseguita. La volontà persecutoria ai danni di Berlusconi non si risparmia nemmeno il ridicolo e porta avanti la teoria dell’assurdo, fino a sacrificare persino il buon senso e la ragionevolezza».
Con il governo nettamente contrario all’emendamento in questione, Cursi aveva chiesto a Valentino una riformulazione dello stesso, riformulazione però che non ha convinto il presidente della commissione, il quale è stato invitato da Schifani, come si è detto, ad esaminare solo gli emendamenti correttamente in tema con il decreto legge, essendone stati presentati ben 1738, nei quali c’è un po’ di tutto. Da qui la dichiarazione di inammissibilità. «Nel corso delle prossime ore – ha spiegato Cursi – procederò alla dichiarazione di ulteriori inammissibilità di emendamenti estranei per materia presentati al decreto legge Sviluppo, così come mi ero riservato di fare negli scorsi giorni dopo una prima valutazione dei numerosi emendamenti che sta esaminando la commissione Industria». Cursi ha assicurato che la presidenza della commissione, così come già avvenuto in occasione di altri provvedimenti, tra tutti il decreto-legge sulle liberalizzazioni, intende procedere «ad un vaglio rigoroso delle numerose proposte emendative presentate, accertando anche ulteriori inammissibilità, al fine di attenersi ai precedenti e agli orientamenti della presidenza del Senato in materia. Per questo proposte emendative come quella presentata dal senatore Valentino non possono trovare spazio nel provvedimento e sono sicuramente da considerarsi inammissibili per estraneità di materia».
Tutto risolto dunque, anche se da talune forze politiche erano subito partiti strali contro il Pdl e Berlusconi, amplificati da “Repubblica”. «La giustizia arranca, è da riformare organicamente. E il Pdl che fa? “Inventa” il quarto grado di giudizio», attaccava il deputato dell’Udc Roberto Rao sul suo profilo twitter, in cui definiva l’emendamento al dl Sviluppo addirittura “ammazzasentenze”. E «uno scempio giuridico» era chiamato da Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, secondo cui appunto l’emendamento proposto era «da ritirare.
Questa nuova riformulazione – ha dichiarato – è solo un maquillage di quello presentato mercoledì. Non cambia la sostanza: si introduce un fantomatico quarto grado di giudizio che allarga le maglie del ricorso per Cassazione. Peraltro la Corte – ha osservato la Ferranti – si troverebbe nella stravagante condizione di dover giudicare se stessa. Una duplicazione che non serve a nulla se non a stravolgere il sistema, legalizzare le pratiche dilatorie e allungare i tempi dei processi e delle cause civili per chi ha le disponibilità economiche per farlo. E’ chiaro che siamo davanti a proposte incostituzionali e che il Pdl non sta certamente pensando all’interesse generale ma all’interesse particolare di qualche cittadino eccellente che vuole allontanare o ribaltare la definitività delle pronunce che lo riguardano». Accuse, come si è visto, crollate miseramente perché il presidente Pdl della commissione ha ritenuto l’emendamento “incriminato” semplicemente “estraneo alla materia” che viene discussa nel decreto legge.

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