Scatto di Romney: ora è in testa nei sondaggi
Mitt Romney non è più alle spalle di Barack Obama nella corsa alla Casa Bianca. Un nuovo sondaggio del Pew Research Center fotografa la buona prestazione del candidato repubblicano nel dibattito televisivo di mercoledì scorso e indica che tra gli «elettori probabili» Romney ottiene il 49%, distanziando Obama, fermo al 45%, di 4 punti. A settembre Obama era avanti di 8 punti. Romney – sostiene il Pew Researc Center – è ora visto dagli elettori come «il candidato con idee nuove» e gli vengono accreditate maggiori capacità, rispetto a Obama, per creare nuovi posti di lavoro e ridurre il deficit del bilancio Usa. Considerando invece il campione degli «elettori registrati», al momento tra Obama e Romney è pareggio: entrambi ottengono il 46% dei consensi. Comunque un buon dato per il candidato repubblicano, che a settembre era indietro di 9 punti (42% a 51%).
Il deludente duello tv con Mitt Romney, dunque, sta costando caro a Barack Obama. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, che prima del dibattito presidenziale era nettamente indietro, ha oramai azzerato lo svantaggio nei confronti del presidente americano, con la maggioranza dei sondaggi che mostrano un nuovo testa a testa tra i due candidati. Secondo la rilevazione di Gallup, tra Obama e Romney è di nuovo pareggio: 47% a 47% tra gli elettori registrati. Prima del 3 ottobre il presidente in carica guidava di cinque punti. Il sito specializzato RealClearPolitics.com, che elabora la media di tutti i principali sondaggi, dà l’attuale inquilino della Casa Bianca avanti di un soffio, appena l’1,1%, ma alcuni dei dati presi in considerazione sono riferiti a prima del confronto all’università di Denver. Lo stesso Obama, lasciandosi andare davanti a uno straordinario parterre di star a Los Angeles (da George Clooney a Jon Bon Jovi, da Stevie Wonder a Kate Perry), ha indirettamente ammesso il passo falso nel primo duello con Romney, riandando al “magico” 2008: «Di allora ognuno ricorda la vittoria, ma non sempre si ricordano gli ostacoli incontrati lungo la strada. Le cose viste col senno di poi spesso sembrano tutte positive. Ma sul momento si fanno tutti gli errori possibili. Prendemmo delle cantonate. Io presi delle cantonate.
Ma furono gli americani a spingerci in avanti».
Intanto, cercando di sfruttare il vento favorevole, Romney attacca a testa bassa sulla politica estera, finora il suo punto più debole. In un attesissimo intervento al Virginia Military Institute ha illustrato la sua linea su Medio Oriente, Iran, Siria, Russia, Cina, cercando di capovolgere l’impressione fin qui data di non avere una visione complessiva adeguata. Ha quindi criticato Obama di aver indebolito l’influenza dell’America nel mondo: «La speranza non è una strategia per affrontare questioni come quella del Medio Oriente, dell’Iran o della Siria», ha affermato, giocando sullo slogan obamiano «Hope». E prospettando una politica fatta di «più sicurezza, più cooperazione e più investimenti per lo sviluppo. I nostri alleati – ha proseguito – non vogliono un’America alla mercè degli eventi, ma un’America più forte in grado di guidare gli eventi, di essere leader». Sull’Iran Romney ha quindi parlato di eccessiva prudenza e di «situazione pericolosa», con il presidente americano accusato di deteriorare i rapporti tra Stati Uniti ed Israele; sulla Libia e sull’attacco al consolato Usa di Bengasi ha parlato di sottovalutazione della minaccia terroristica; sulla Siria ha accusato Obama di “fallimento”. Ha poi promesso “zero flessibilità” verso il presidente russo Vladimir Putin sul progetto americano di scudo antimissilistico e una linea più dura verso Pechino. Per il candidato repubblicano sono le prove generali per i prossimi duelli televisivi dove, a differenza del primo confronto, la politica estera sarà al centro del dibattito.
Laconico il commento dalla campagna elettorale di Obama: «È la settima volta che Romney tenta di definire la sua politica estera», afferma una delle responsabili, definendo il candidato repubblicano «senza esperienza e impacciato» su tali argomenti. Lo staff del presidente ha poi diffuso un nuovo spot in cui si attacca quella che molti osservatori hanno considerato una reazione scomposta di Romney all’indomani dell’attacco dell’11 settembre al consolato Usa di Bengasi.
Infine Big Bird (il Canarino Gigante) torna in campagna elettorale dopo le “minacce” di Romney di ritirare i sussidi federali alla Pbs, la rete tv non commerciale che ospita i Muppett. La campagna del presidente Barack Obama ha prodotto un spot televisivo che prende in giro Romney per essersela presa con Sesame Street (così il programma con il Canarino Gigante è noto in America) mentre lascia in pace i finanzieri di Wall Street. Lo spot deride Romney immaginando che il “pennuto”, star dei Muppett, sia l’eminenza grigia dietro Bernie Madoff e gli altri criminali della finanza che hanno contribuito a mandare in rovina tante famiglie americane. «Mitt Romney se la prende con la gente giusta quando attacca Big Bird…», è in sintesi il messaggio satirico del breve video destinato a girare soprattutto su YouTube.