Sì al testo Pdl: preferenze più vicine

11 Ott 2012 20:30 - di

Il bizzoso Cavaliere, che ha persino fatto perdere la pazienza al mite Alfano, non ha posto veti sulla riforma elettorale, anche se ha avuto la tentazione di mollare la partita. E così il Pdl è andato avanti con il testo base a firma di Lucio Malan che prevede le preferenze come strumento per garantire la scelta da parte degli elettori dei propri rappresentanti. E quel testo ieri è stato licenziato in commissione Affari costituzionali con il sì dell’Udc, della Lega, di Fli e dell’Mpd; contrari il Pd e l’Italia dei Valori. Sulle vituperate preferenze, che secondo il Pd sarebbero sicura fonte di corruzione e clientelismo, dovrà confrontarsi entro la fine del mese l’Aula del Senato in vista di un voto che metta fine alla interminabile telenovela sulla riforma dell’attuale sistema di voto. Una volta passato il testo Malan, infatti, la proposta del Pd, a firma Enzo Bianco, che prevedeva i collegi, è decaduta automaticamente.
«Oggi si è fatto un grosso passo in avanti sulla legge elettorale in Senato. L’adozione del testo base costituisce una svolta per la riforma». Renato Schifani sottolinea lo spiraglio dopo tanti “stop and go” tra i due maggiori schieramenti politici (con il Pd arroccato su collegi e premio di maggioranza alla coalizione). Il presidente del Senato confida nella collaborazione tra i gruppi per la massima convergenza anche se sui due terzi del testo c’è già. «Farò di tutto perché entro fine mese questo testo possa approdare in Aula». Con l’adozione del testo Malan, Carlo Vizzini, che ha  votato contro, scandisce il timing: entro le 18 di mercoledì 17 potranno essere presentati gli emendamenti, giovedì ci sarà l’illustrazione e poi si passerà alle votazioni. Un proporzionale corretto con il premio di coalizione al 12,5 per cento e i seggi eletti per un terzo con liste bloccate e per due terzi con le preferenze. Argomento tabù per i Democratici, che vogliono i collegi senza se e senza ma, ma anche fonte di dibatitti a via dell’Umiltà con alcuni contrari (tra questi Altero Matteoli, pronto, però, ad adeguarsi alle decisioni del partito) e molti favorevoli, a cominciare da Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Fabio Rampelli, autori in tempi non sospetti di una proposta di legge che poi è diventata l’orientamento del Pdl. Alfano ieri ha confermato l’apertura alla trattativa con il Pd dicendosi disponibile a un premio di maggioranza che vada alla coalizione, soluzione da sempre caldeggiata dai Democratici: «Pur di cambiare la legge elettorale, se la sinistra dovesse chiedere che il premio vada a una coalizione, noi siamo disponibili a cedere su questo punto perché crediamo che, alla fine, lo scopo vero sia quello di assicurare la governabilità». Non si tratta invece sulle preferenze. Qualcuno deve spiegarci, dicono dal Pdl, che cosa c’è di peggio che scegliere i parlamentari per metà con il listino bloccato e per metà con i collegi, scelti dalle segreterie dei partiti. Le preferenze, insieme con le primarie, sono un passaggio necessario ad Alfano per dare vita al resettaggio del partito, voltare pagina e azzerare le  vecchie rendite di posizioni che prestano il fianco alla ribellione dell’antipolitica. «Vorremmo eliminare la lista bloccata, i collegi maggioritari hanno dato prova che i candidati sono scelti dalle segreterie. La preferenza, invece, consente di avere un rapporto fra elettore ed eletto», dice Alfano. Ma da largo del Nazareno non arrivano segnali di pace. «Abbiamo votato contro questo testo perché, pur essendo simile a quello che abbiamo presentato noi, prevede come strumento per scegliere gli eletti le preferenze», spiega Anna Finocchiaro. Qualcuno, più catastrofico, come Vannino Chiti, arriva ad agitare lo spettro della Grecia («il meccanismo delle preferenze rappresenterà una ghiotta occasione per fenomeni di malcostume. Questa legge avvicina il nostro Paese alla precarietà della Grecia, non alla stabilità delle altre grandi democrazie europee»). Di contro Gaetano Quagliariello spiega che non è stato approvato «il nostro testo di legge ideale ma un testo di compromesso, che risponde a un accordo del quale responsabilmente si è tenuto conto, come dimostra il recepimento di istanze del Pd». Per Carmelo Briguglio di Fli il testo approvato ieri in commissione ha il merito di «uccidere il Porcellum» e di «riconsegnare con le preferenze al popolo sovrano il diritto di scegliere, insieme ai consiglieri comunali, regionali e agli eurodeputati, i propri deputati e senatori».

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