Ecco cosa c’è dietro la nomina della Melandri
La nomina di Giovanna Melandri alla presidenza del Maxxi «è una barzelletta, anzi è una vicenda molto meschina di cui il ministro Ornaghi deve rispondere in Parlamento». Marco Marsilio, deputato romano del Pdl, è il primo firmatario di una mozione in cui si chiede di «revocare la nomina della Melandri a presidente della fondazione Maxxi» e «attivare procedure di selezione aperte, pubbliche, trasparenti al fine di individuare un presidente dotato delle necessarie competenze tecniche e manageriali». Marsilio ci tiene a precisare che la polemica non nasce perché la Melandri è un deputato del Pd. «Quando Luigi Nicolais fu nominato alla presidenza del Cnr – spiega – noi ci complimentammo. Nicolais, infatti, è sì un uomo del Pd ma ha anche autorevolezza e prestigio scientifico». Nella mozione, che porta anche la firma di Paola Frassinetti, vicepresidente della commissione Cultura della Camera dei deputati, si legge: «La nomina decisa dal ministro Ornaghi desta enormi perplessità, che vanno al di là della mera questione di opportunità rappresentata dalla nomina di un parlamentare in carica e dalla confusione tra competenze tecniche e meriti politici. È noto che Giovanna Melandri è cugina del giornalista Giovanni Minoli (a sua volta presidente del Museo di arte contemporanea del Castello di Rivoli), la cui figlia è moglie di Salvo Nastasi (ex capo di Gabinetto del ministro Ornaghi, ndr)». In qualunque nazione civile – continua la mozione – «basterebbe il semplice sospetto o la pura possibilità, anche a prescindere dal fatto se sia realmente avvenuto» che un capo di Gabinetto abbia potuto «adoperarsi per creare le condizioni utili a “suggerire” al ministro la nomina a presidente della Fondazione da lui vigilata» di una persona con cui risulta avere rapporti di parentela «a rendere non solo inopportuna, ma persino impensabile una decisione del genere». Marsilio, dopo avere spiegato l’intreccio di relazioni che avrebbero potuto favorire la nomina, attacca la deputata del Pd che, dice, «risponde con arroganza alle giuste lamentele e osservazioni». Marsilio parla di una «truffa della sinistra al caviale», una vicenda che «solo in Italia può accadere». Frassinetti aggiunge: «Non ci sono questioni relative alla persona o al partito di provenienza». La deputata pidiellina fa riferimento a un incremento di circa un milione e settecentomila euro che la legge di bilancio in discussione in commissione alla Camera assegna al Maxxi per il 2013, «e il fatto che ci sia un incremento solo su quel capitolo ci lascia sconcertati». «Una disponibilità economica – attacca Marsilio – tale da consentire a chi governa il Maxxi di farlo bene. La Fondazione ha un milione e 300mila euro garantiti, ma il 13 aprile di quest’anno il ministro è arrivato a commissariare il Maxxi, rimuovendo dall’incarico l’architetto Pio Baldi, adducendo come motivazione il disavanzo registrato nel 2011 e la mancata approvazione del bilancio preventivo 2012. Chiaramente si trattava di motivazioni pretestuose, tant’è che poi incrementava i fondi portandoli a due milioni e 300mila, ora addirittura lievitati nel bilancio di previsione del prossimo anno a quattro milioni». Ecco perché Marsilio ha deciso di presentare in commissione Bilancio anche un emendamento per “dirottare” quella cifra dal Maxxi «ad altri interventi nel settore della tutela delle belle arti, anche perché tutte le principali istituzioni culturali e artistiche italiane – conclude Marsilio – a causa della crisi economica e del combinato disposto delle manovre di tagli lineari e spending review vedono diminuire i fondi assegnati».