E la Ferrari superò il governo…
Allora è deciso: domenica sul “Buddh International Circuit”, alla periferia di Nuova Delhi, sfileranno le “rosse” della Ferrari e la Marina italiana, due eccellenze tutte nostre. Continuano le attestazioni di stima (solo da destra, però…) per la casa di Maranello, che ha dimostrato un coraggio formidabile, mentre si apprende che la stampa indiana ha già «recepito» il messaggio lanciato dalla Ferrari che, in occasione del Gran Premio di Formula 1 dell’India del 28 ottobre, correrà con lo stemma della Marina militare italiana in omaggio ai due marò del battaglione San Marco trattenuti da febbraio in India. Lo ha reso noto il sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, che ha spiegato: «Siamo fortemente grati alla Ferrari di poter dimostrare che una eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo e stimata in India dia un forte messaggio in favore di un’altra eccellenza, quella della nostra Marina militare, soprattutto dell’eccellenza delle eccellenze, il battaglione San Marco. Abbiamo già notato che dalla stampa indiana questo è stato recepito», ha proseguito de Mistura, intervenuto a Roma in occasione della visita del presidente cipriota Demetris Christofias al gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Frà Matthew Festing. «Il messaggio è che noi, come abbiamo sempre detto, non li dimentichiamo, e ci battiamo in una gara nella quale vogliamo che sia vincente la verità, vale a dire il ritorno dei marò a casa». Per vincere la battaglia legale con le autorità indiane – ha ancora sottolineato il sottosegretario – «a questo punto noi puntiamo sulla Corte Suprema indiana, perché riteniamo che abbia gli elementi e la possibilità di decidere nella direzione giusta».
Anche ieri si sono levate voci istituzionali per plaudere all’iniziativa della Ferrari: «Quello della Ferrari è un gesto nobile, patriottico, che non può che farci piacere. Un nome forte come Ferrari, insieme a quelli di Latorre e Girone con il simbolo della Marina. Non avevamo dubbi della sensibilità degli uomini di Maranello», ha detto infatti il presidente della commissione Difesa del Senato, Valerio Carrara, a nome di tutti i componenti della commissione stessa, sulla decisione della Ferrari di far correre le due monoposto con il simbolo della Marina militare italiana, esprimendo così vicinanza e solidarietà ai due fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India. Qualche ora prima analogo apprezzamento è stato espresso dal capogruppo del Pdl in commissione Esteri della Camera, Enrico Pianetta, che ha sottolineato l’importanza del simbolo della Ferrari: «Il Cavallino rampante di Francesco Baracca insieme al simbolo della nostra Marina militare impegnata in missioni umanitarie e di pace, sulle “rosse” di Maranello, testimoniano la volontà di concordia e di legalità internazionale – ha detto – Lo stesso impegno assunto dai nostri marò imbarcati sulla “Enrica Lexie” per i quali, proprio invocando il diritto internazionale, chiediamo l’immediato ritorno in Italia». Lo stesso compiacimento e ringraziamento per la Ferrari e per il presidente Montezemolo, che ha dato l’annuncio dell’iniziativa, erano stati espressi da molti esponenti politici, tra cui lo stesso ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo cui è importante che «l’intero Sistema Italia faccia sempre di più affinché, in attesa di una decisione delle autorità indiane, rimanga alta l’attenzione sui nostri militari».
Intanto i due marò hanno fatto pervenire un messaggio all’ordinario militare per l’Italia, monsignor Vincenzo Pelvi: «Vogliamo continuare a credere in Gesù. Ci manca la forza, però con un pizzico di serenità non vogliamo demordere. Veniamo ingiustamente trattenuti, ma noi due preghiamo insieme perché Dio faccia sì che il mondo ami i bambini e ami coloro che sono nel dolore». Lo stesso Pelvi ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana di aver inviato la prima copia della lettera pastorale dell’Ordinariato militare per l’Anno della fede a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, perché sono due giovani trattenuti con i quali abbiamo un legame profondo». Da qui la risposta dei due militari italiani. Sulle missioni di pace all’estero l’arcivescovo Pelvi ha sottolineato come «i nostri militari portano la democrazia in maniera originalissima perché non la impongono, ma la seminano con la loro umanità, stando gli uni accanto agli altri, insieme a persone che non conoscono, e a queste persone danno il tono, lo stile dell’accoglienza, del dialogo, dell’amicizia, dell’affetto».
Insomma, la bandiera della Marina militare italiana correrà sulle monoposto Ferrari di Fernando Alonso e Felipe Massa. La Ferrari ha accettato le richieste provenienti dalle famiglie dei marò su Facebook, rilanciate poi dal quotidiano “Il Giornale” per giorni.
«La Ferrari – ha spiegato la casa modenese – vuole rendere omaggio a una delle migliori eccellenze del nostro Paese auspicando anche che le autorità indiane e italiane trovino presto una soluzione per la vicenda che vede coinvolti i due militari della Marina Italiana». Proprio il 16 ottobre “Il Giornale” aveva lanciato un appello al presidente Luca di Montezemolo con un titolo in prima pagina: «Riportaci a casa i marò in Ferrari». La giustizia del Kerala ha avviato un processo di primo grado a Kollam che però non è ancora cominciato. L’opposizione italiana ha fatto ricorso alla Corte Suprema denunciando l’incostituzionalità dell’arresto dei due militari e rivendicando la giurisdizione sulle azioni dei marò quali rappresentanti dello Stato che godevano di immunità funzionale. La Corte ha chiuso il dibattimento il 4 settembre e si attende per le prossime settimane la pubblicazione della sentenza.