Spread, qualcuno abbia il coraggio di dire la verità
Mettiamoci una croce sopra e non parliamone più. Da Napolitano a Monti, da Bersani a Casini, sono tutti miracolosamente d’accordo: basta con lo spread, ne abbiamo le tasche piene. E vabbè, è giusto, quella parola è indigesta, non c’è una sola persona in Italia disposta a sentirla. Ormai è noto, se quel mostriciattolo di 6 lettere sale e scende vorticosamente creando crisi di panico, non è colpa del governo ma degli attacchi speculativi. Tant’è che – non appena si è mossa la Bce – l’allarme si è sgonfiato. Ed è venuto meno anche lo spauracchio della Merkel, che – stando almeno a quanto racconta – strizza l’occhio a un’economia meno egoistica e più dolce. Non parliamone più, dicono quindi tutti i protagonisti della battaglia condotta contro il centrodestra a colpi di spread. Questo però fa sorgere un sospetto: troppe domande restano senza risposte, nessuno spiega il ruolo di esponenti di spicco della politica italiana e tedesca nei giorni difficili delle dimissioni di Berlusconi e nessuno spiega quello che è successo realmente sul piano economico, quali pressioni ci siano state e quali poteri forti siano entrati in campo. Resta l’amaro in bocca, è come aver visto un film giallo e aver perso il finale. Non c’è stata e non c’è ancora un’operazione verità. Ma forse è proprio per questo che i Bersani e i Monti non vogliono parlarne più.