Europa: dalla protesta alla proposta
Francoforte è una città d’affari, poco appassionata alla politica militante. Storicamente vi hanno sede istituzioni di estrema importanza per l’economia mondiale: la Borsa tedesca, la Bundesbank, da alcuni anni la Banca Centrale Europea. Non è affatto una città monotona, al contrario: vi hanno luogo fiere di ogni genere, a cominciare da quella del libro, e la sua vita notturna, assai trasgressiva, è tra le più gettonate d’Europa. Eppure i passanti della Kaiserstrasse, la strada che collega la monumentale stazione centrale a Willy Brandt Platz, dove si trova l’ormai celebre Eurotower, hanno osservato incuriositi ed un po’ stupiti le centinaia di ragazzi che indossavano le felpe bianche e blu con la scritta in tre lingue “Sfida la crisi”.
Forse la curiosità ha potuto mescolarsi alla preoccupazione, dopo l’annuncio di un’imminente manifestazione: solo gli autonomi, l’ultima volta circa un anno fa, si sono cimentati con la piazza da queste parti, producendo poche idee, ma molti danni. Questa volta, però, i francofortesi non dovranno darsi pensiero per le sorti della loro città. I ragazzi del “Movimento di Francoforte” non vengono per protestare, ma per portare il loro contributo di proposte alla discussione in corso sulle possibili vie d’uscita dalla crisi economica e dalla crisi dell’Unione Europea e della moneta unica.
E la volontà di proporre, piuttosto che contestare, non è l’unico elemento di originalità che contraddistingue il neonato movimento. In un periodo storico in cui la politica non offre esempi particolarmente edificanti, colpisce vedere centinaia di ragazzi partire a proprie spese da varie città d’Italia, del Nord come del Sud, per far sentire le proprie idee a migliaia di chilometri lontano da casa, ma proprio lì a Willy Brandt Platz, dove oggi si decidono le sorti di 500 milioni di cittadini europei. L’Eurotower, dove ha sede la Bce, è il centro di irradiazione di forza da cui può partire la riscossa dell’Europa dopo gli ultimi drammatici mesi, soprattutto da quando «Draghi ha accelerato un percorso di cambiamento», come ha affermato il vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberta Angelilli, tra i promotori dell’iniziativa.
“Sviluppo”, “crescita”, “prospettive per i giovani” sono i temi che il Movimento di Francoforte intende affrontare, cercando di elaborare una piattaforma programmatica che sintetizzi le suggestioni provenienti dalle diverse anime che lo compongono: tutte riconducibili al perimetro segnato dai valori del popolarismo europeo, ma caratterizzate dalle differenti sensibilità dei gruppi di base che lo compongono: organizzazioni universitarie e studentesche, associazioni culturali e sociali, alcune con una dimensione più locale, altre con un respiro decisamente internazionale come la ong Movimento Comunità. I riferimenti culturali, comunque, sono chiari e possono essere rappresentati facilmente da due economisti americani di prestigio internazionale, che in questi mesi hanno duramente criticato il rigorismo depressivo in voga tra le stanze di lavoro dei tecnocrati di Bruxelles: Stiglitz e Krugman.
Non a caso, al primo punto della bozza di documento da cui partirà la discussione dell’assemblea pubblica che si terrà in piazza Brandt nella giornata odierna, c’è la richiesta di rendere la Bce finalmente prestatrice di ultima istanza per tutti i Paesi che fanno parte dell’Eurozona, in modo da scongiurare, o quantomeno limitare, i danni di future crisi da debito sovrano. Ma, ascoltando i rappresentanti dei ragazzi del movimento nelle riunioni preparatorie, ci sono altre idee che circolano. L’attenzione è particolarmente alta per quanto riguarda i problemi degli under 35. A tal proposito l’idea di istituire un European Youth Guarantee, ovvero una garanzia europea che assicuri a ogni giovane il diritto a un meccanismo che combini formazione e lavoro, dopo aver terminato gli studi o dopo aver perso il lavoro, è uno strumento con il quale si vuole testare la serietà dei buoni propositi espressi in questi giorni da un esponente autorevole dell’Ue come Barroso. L’Eyg andrebbe inoltre combinato con lo European Social Investment Pact, uno schema di incentivi e penalità per gli Stati membri da comminare in base agli obiettivi effettivamente raggiunti in ambiti quali l’occupazione giovanile, le politiche sociali, l’istruzione e le politiche di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa.
Cos’altro uscirà dal confronto suscita interesse anche perché le adesioni al Movimento di Francoforte arrivano veloci e da tutto il continente: innanzitutto dal coordinamento di alcune Verbindungen (rappresentanze universitarie tedesche), che interverranno con una delegazione; poi da gruppi di giovani politicamente attivi tra le file delle sezioni spagnole e greche del Ppe. Sarebbe un segnale estremamente positivo per il futuro politico dell’Europa se da una piazza propositiva si ricreassero le condizioni per ridare linfa e vigore alla prospettiva europea, con istanze provenienti tanto dal Sud quanto dal Nord del Vecchio Continente. Proprio lì tra i grigi palazzi della cosmopolita Francoforte in cui si decidono i destini di 500 milioni di cittadini europei.
Il clima è così lontano da apparire diametralmente opposto a quello delle manifestazioni di indignados o occupanti di Wall Street adorati dalla grande stampa mondiale. Qui nessuno spacca vetrine, tira sassi o si sdraia seminudo per terra. Una manifestazione di giovani così dignitosa e soprattutto che porta proposte così articolate, concrete e realizzabili anziché abbaiare alla luna o chiedere tutto e subito (oppure nulla ma in modo violento), non si vedeva da molto tempo. O forse non s’è vista mai…