Ddl corruzione, antidoto del Pdl ai Fiorito e Lusi
La risposta migliore a tutte le polemiche sugli scandali del Lazio e sulle accuse di ostruzionismo al ddl corruzione è arrivata ieri a ora di pranzo, con una nota di poche righe. “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che utilizza contributi politici indebitamente è punito con il carcere da 2 a 6 anni”. Eccolo, è l’emendamento che il Pdl ha presentato come risposta al caso Fiorito, ma anche a quello che ha coinvolto Lusi come tesoriere della Margherita. E proprio nella fase in cui il Pdl veniva accusato di ostacolarne l’iter, nel ddl anti-corruzione in discussione al Senato è comparsa la norma più stringente, in questa particolare fase politica e giudiziaria. L’emendamento prevede testualmente che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che avendo ottenuto per ragioni del proprio ufficio o servizio contributi pubblici o altre erogazioni dello stesso tipo comunque denominate, destinati allo svolgimento della propria attività, li utilizza indebitamente per finalità diverse o se ne appropria, è punito con la reclusione da due a sei anni». Un testo su cui si è impegnato l’intero gruppo, come hanno specificato Gasparri e Quagliariello, ma il presidente della Commissione affari costituzionali, Carlo Vizzini ha presentato anche altri due emendamenti che meritano attenzione. Con il primo si aggrava il reato di scambio elettorale politico mafioso, estendendo la pena già prevista anche a chi ottiene voti in cambio della disponibilità a soddisfare le esigenze e gli interessi della mafia. «Con il secondo – spiega il parlamentare – si introduce il reato di auto riciclaggio. Si tratta di fattispecie non previste dal ddl anticorruzione ma frutto di un impegno assunto già da tempo da tutti i gruppi parlamentari» afferma Vizzini. «Ovviamente – conclude – ove il governo ritenesse che sia preferibile votare il testo della Camera per una rapida entrata vigore, ponendo la fiducia, gli emendamenti saranno presentati ad altro provvedimento d’intesa col governo stesso».
La nota di Alfano
Nel giorno in cui il Pd chiede al governo di mettere la fiducia per “mettere alle strette il Pdl”, il segretario Angelino Alfano fa notare come i correttivi proposti siano un chiaro segno di atteggiamento costruttivo del centrodestra: «Il Pdl – sottolinea Alfano – ha ritenuto indispensabile questo inserimento nel codice penale perché le recenti vicende di malcostume – per quanto concerne l’utilizzo dei contributi pubblici – hanno dimostrato che la normativa penale attuale non delinea in modo sufficientemente chiaro queste condotte illecite, del tutto riprovevoli ed eticamente inaccettabili. Con la propria proposta, il Pdl intende dare una risposta concreta ed efficace a comportamenti gravi intollerabili, rappresentando con i fatti la ferma volontà di combattere l’inqualificabile fenomeno della malversazione dei soldi dei cittadini. Il reato sarà punito, quindi, con la reclusione da due a sei anni».
Scontro sulla fiducia
«Il governo ha gli strumenti, come la fiducia, per approvare il ddl. Si è capito chi non lo vuole, bisogna vedere se il sistema si arrende, io spero di no». Va all’attacco, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, dopo un incontro con i rappresentanti delle imprese, e torna a chiedere di mettere la fiducia sul ddl anticorruzione. «Mi aspetto che il tema – afferma Bersani – venga affrontato. La fiducia è stata usata anche per cose di minor rilievo». Ma il governo frena: di fiducia sul ddl anticorruzione «è prematuro parlarne: il testo è ancora in Commissione e deve scadere il termine per la presentazione degli emendamenti»., ha spiegato il ministro della Giustizia, Paola Severino, a margine di un’audizione al Senato. Il termine per gli emendamenti scadeva ieri, ha ricordato il ministro, assicurando che «la prossima settimana lavoreremo intensamente e molto proficuamente in Commissione». Ma l’Italia dei Valori alza ancora una volta il tiro: «Sul ddl corruzione il governo deve andare avanti e porre la fiducia, non cedendo ai ricatti del Pdl». «Il campo di battaglia propagandistica del disegno di legge anticorruzione – secondo Di Pietro e Li Gotti – è sempre più disseminato di chiacchiere».
La coerenza di Quagliariello
«Non metto in discussione la necessità di avere a disposizione strumenti più efficienti per combattere la corruzione. Il ddl in discussione al Senato porta la firma dell’allora ministro Alfano. La necessità di dare una risposta forte c’è tutta», dice in un’intervista il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello. Inerzia sul ddl anticorruzione? «Nessuno di noi – sottolinea Quagliariello – ha intenzione di mettere in atto strumenti ostruzionistici». Comunque, prosegue, se si fosse informato con la Severino «Monti avrebbe scoperto che alla nostra Summer School il Pdl ha assunto con lei impegni precisi. È evidente che non possiamo accettare la logica della scatola chiusa nè possiamo accettare errori. Serve che i reati siano ben configurati e che lo Stato di diritto non abbia violazioni nè incertezze. Inoltre non si può rischiare di sconfinare nella sfera dell’irresponsabilità o della delazione. Nel momento in cui verranno chiariti questi punti, il Pdl non cercherà nè di ostacolare nè di rallentare l’approvazione del ddl».