All’università si studiano Platone, Socrate e… Vendola
Per anni la destra ha condotto la battaglia contro la faziosità dei libri di testo scolastici. Si contestavano i volumi di storia politicamente schierati a sinistra (bignamini compresi), si protestava per la cancellazione dai programmi di filosofi del calibro di Giovanni Gentile o per le pagine strappate sulla vicenda delle foibe. Seduti tra i banchi si era (e si è ancora) costretti ad ascoltare ore di lezione su Marx o sulle degenerazioni di Cesare, magari inghiottendo anche la grande moralità di Bruto. Ora però accade qualcosa di più: ti iscrivi in facoltà e devi portare all’esame un libro “con” e “per” Nichi Vendola. «Un libro scaturito da un progetto personale di un leader politico diventa oggetto obbligatorio di studio. È sconcertante», accusa Andrea Volpi, presidente nazionale di Azione universitaria. La notizia è che nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari è stato inserito tra i libri obbligatori da studiare (per l’esame di Sociologia del Diritto) un testo che nasce da un progetto finanziato dall’assessorato della Regione Puglia che «è di fatto un manifesto politico dei diritti targato Vendola». Qualche prova? «La prefazione del testo è direttamente a firma del Governatore pugliese, gli argomenti trattati altro non sono che le tesi “vendoliane” relative ai diritti delle comunità gay, comprese le adozioni, tesi anticlericali che mettono in discussione l’idea di famiglia. Persino la presentazione del volume da parte della casa editrice ne certifica la parzialità e la connotazione politica». In sostanza, si studia Vendola come se fosse Socrate o Platone. Accontentiamoci, potremmo ritrovarci a studiare Rosy Bindi come se fosse Shakespeare e Dario Franceschini come se fosse Napoleone. Sempre in nome del politicamente corretto.