Lo schiaffo della Merkel a Monti

28 Ago 2012 20:22 - di

Il sogno europeo di Monti è finito in quattro e quattr’otto. Pensava di aver sedotto prima la Merkel e poi Hollande, si è invece ritrovato sedotto e abbandonato sia dalla cancelliera che dall’inquilino dell’Eliseo. Pensava di aver indovinato la strategia giusta per rilanciare la guida a tre dell’Europa (sbandierata dai giornali come una grande vittoria di SuperMario) e si è risvegliato con la sacra alleanza di Germania e Francia, con l’Italia rispedita in serie b. Alla fine la Merkel, che era stata la principale sponsor del suo arrivo a Palazzo Chigi, gli ha mollato uno schiaffo in pieno viso, facendogli pagare il prezzo del suo tentativo di flirt con Hollande, letto come un voltafaccia. E i tradimenti, nelle love story, hanno sempre conseguenze pesanti. Ora Monti è costretto a volare a Berlino, con la scusa delle misure anticrisi, per metterci una pezza e chiedere qualcosa, anche uno strapuntino, visto che alla guida dell’Europa i posti sono già stati tutti occupati. Le prospettive non sono buone. Di fatto il treno franco-tedesco è già partito senza l’Italia a bordo e la Merkel è un’ottima giocatrice di poker, bluff compresi.

I colloqui del premier
Monti ha visto ieri sera a Bruxelles il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. Un incontro informale per capire che aria tira e se oggi, a Berlino, sarà possibile fare la voce grossa o meno dopo lo schiaffo rimediato dalla Merkel. Non a caso il quotidiano tedesco Der Spiegel ha parlato di «nuova alleanza». Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Eppure abbiamo pagato un pedaggio fatto di pesanti manovre economiche, di tasse e di sacrifici imposti da un esecutivo, nato per gestire “le necessità e le urgenze”  di natura economica e finito a questionare sul collocamento delle slot machine e sulle bollicine della Coca Cola, mentre lo spread viaggia ancora intorno ai 445 punti base.

Fiduciario della Merkel
È possibile che proprio l’uomo accusato di essere il fiduciario della Merkel alla guida del governo italiano oggi navighi in acque tanto insidiose? Lo è. Ed è facile rendersene conto se si guarda alle giravolte che il nostro premier ha fatto durante questi mesi. La cancelliera tedesca non rappresenta più da tempo un affidabile compagno di viaggio. Monti ha preso le distanze assumendo posizioni diverse da quelle della Germania in materia di spread e di intervento della Bce. Ma anche con Hollande le cose non vanno meglio. Subito dopo la sua elezione all’Eliseo si era cercato di accreditare la tesi che assieme, Parigi e Roma, avrebbero costituito un asse per costringere Berlino a più miti consigli. Ora si è costretti a prendere atto che nulla è praticamente cambiato: anche il nuovo presidente francese ha scelto di andare a braccetto con la Merkel, chiudendo la porta in faccia all’Italia proprio mentre da Berlino proseguono gli attacchi alla Bce e a Mario Draghi. Si contestano i possibili acquisti di titoli pubblici da parte dell’istituto di Francoforte, rappresentato come uno spacciatore che propone di distribuire droga a chi è già tossicodipendente. E Draghi?  Il segretario della Cdu della Baviera Alexander Dobrindt lo dipinge come il falsario d’Europa.

Il volo a Berlino
Monti, perciò, arriverà oggi a Berlino senza certezze ma con la valigia carica di speranze. E che qualcosa bolli in pentola lo si capisce anche dal fatto che che il presidente della Bce Mario Draghi ha annullato il viaggio negli Stati Uniti, a Jackson Hole, dove nel prossimo fine settimana avrebbe dovuto partecipare all’annuale simposio della Federal Reserve. Preferisce rimanere al capezzale dell’euro e annusare l’aria più da vicino, proprio mentre i “falchi” si vanno coalizzando contro di lui, la troika (Commissione Ue, Bce e Fmi) si reca in Portogallo per vagliare i piani di rientro del deficit, in Spagna il Pil resta in rosso e si registra una vera e propria fuga dei depositi dalle banche che potrebbe accelerare un’eventuale richiesta di aiuto da parte di Madrid, anche se Rajoy ha negato ieri che siano in atto negoziati per un intervento a sostegno delle banche spagnole. Sullo sfondo il dossier greco. Ma all’Italia, che in questo momento ha a cuore soprattutto la questione dello spread, preme soprattutto non farsi trovare spiazzata di fronte a nove turbolenze dei mercati che nessuno al momento è in grado di escludere. Per noi abbassare di qualche centinaio di punti il differenziale tra Btp e Bund significa risparmiare decine di miliardi di euro sul fronte dei tassi di interesse, evitare nuove manovre e poter finanziare quel fiscal compact a cui abbiamo già dato la nostra adesione, mentre in Germania la Corte costituzionale si pronuncerà il prossimo 12 settembre e mentre la Francia non ha ancora preso posizione.

Strategia anticrisi
Perché la visita di Monti alla Merkel produca risultati non deve quindi essere limitata, come annunciato ieri dalle agenzie di stampa, a fare il punto sulle strategie anticrisi. Bisogna che il nostro Paese non sia semplicemente chiamato a ratificare le scelte degli altri, ma possa dire la sua in fase decisionale. L’Italia, infatti, non ha i problemi della Grecia e nemmeno quelli di Madrid. Le nostre banche, sia pure chiamate a robuste acquisizioni di titoli pubblici per calmierare il differenziale tra Btp e Bund, non hanno i problemi degli istituti di credito spagnoli. Per noi la questione di fondo è lo spread. Come stanno le cose ogni giorno mettiamo mano al portafogli per fare fronte agli alti interessi sul debito e contribuiamo a finanziare i tassi addirittura negativi dei titoli tedeschi. Così la Germania e la sua economia produttiva si avvantaggiano mentre noi ci impoveriamo. Loro liberano risorse da impegnare in investimenti, noi le vincoliamo per sostenere la spesa pubblica. È evidente che, avanti di questo passo, non abbiamo futuro e le aspettative di crescita resteranno un pio desiderio. Se Monti è così autorevole in Europa come dicono i suoi supporter deve avere la capacità di far capire alla Merkel che, alla lunga, questo stato di cose non giova nemmeno ai tedeschi e alle loro esportazioni. Con l’indice Ifo sulla fiducia delle imprese teutoniche in flessione per il quarto mese consecutivo la lezione dovrebbe essere facile da capire.

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