Tutti (gli altri) vogliono la scissione
Il giorno del congresso di scioglimento di Alleanza nazionale, un giornalista molto di sinistra che però scriveva (per sconosciute ragioni) per “la stampa di famiglia” di Berlusconi, si aggirava tra i convenuti improvvisando piccoli comizi nei quali diceva cose tipo: «ma come fate a buttare a mare la vostra storia e accettare di entrare tutti in Forza Italia? Perché di questo si tratta. Perché non avete uno scatto d’orgoglio? Poi da domani vedrete che faranno di tutto per buttarvi fuori». Pressoché tutti gli rispondevano che le cose non stavano come le vedeva lui, che il Pdl era il passo successivo nella strada immaginata già da Almirante e Tatarella e verso una destra che era di diritto maggioritaria tra gli italiani e non avrebbe mai più accettato di farsi richiudere in un ghetto. Il giorno dopo il giornalista comunista (stipendiato da destra) su quel giornale scrisse un paginone in cui metteva le proprie parole in bocca ad anonimi delegati facendo risultare ai suoi lettori che tutti gli “ex-an” erano contro il Pdl e già covavano desideri scissionistici. Da quel giorno, a cadenza settimanale, ricevo telefonate insistenti da cronisti vari che chiedono se è vero che gli ex-an pensano a una scissione e auspicando che la cosa avvenga al più presto. Le profezie a volte si autoavverano e infatti poi una scissione di ex-an c’è stata davvero, ma non è stata una fuga verso destra, bensì verso il centro (e l’ha fatta proprio chi aveva deciso di sciogliere An per confluire nel Pdl). Il giornalismo si ciba di sensazionalismo, ma la politica di rado deraglia dai binari della razionalità.