Spagna, in fiamme la piazza e lo spread

20 Lug 2012 20:38 - di

La barba e gli occhiali da sole fanno il loro effetto da piacione, ma forse, vista l’eccezionalità del momento, Javier Bardem avrebbe potuto indossare nuovamente i panni di Anton Chigurh, il killer psicopatico da lui interpretato in “Non è un paese per vecchi”. Allora sì che Mariano Rajoy lo avrebbe ascoltato. Ma l’attore è solo uno dei tanti spagnoli scesi in piazza in queste ore per protestare contro la politica di austerità, proprio mentre lo spread iberico vola e l’Ue cerca di salvare Madrid dalla catastrofe. Il differenziale tra i Bonos decennali e i Bund tedeschi ha infatti sfondato il muro dei 600 punti, una soglia cruciale dal punto di vista psicologico e non solo, mentre la Borsa di Madrid perdeva oltre il 5%. Intanto la Comunidad Valencia ha chiesto il salvataggio allo Stato centrale per fare fronte alle scadenze di debito del 2012. La regione autonoma sfrutterà il meccanismo ideato  nell’ultimo consiglio dei ministri, secondo il quale i governi locali possono attingere da un fondo da 18 miliardi di euro, sottoscrivendo però delle misure di austerity. Insomma, la Spagna fa con le sue regioni ciò che l’Europa fa con lei. Nella testa degli spagnoli, intanto, risuona ancora l’eco delle parole del ministro Cristobal Montoro: «Non abbiamo più un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito». Non suona affatto bene, così come non è certo rassicurante l’avvertimento lanciato dal premier Monti sul possibile rischio contagio: «È difficile dire quanto sia venuto e venga da Grecia, Irlanda, Portogallo, o dalle banche spagnole, ma il contagio è quel disagio che attraverso i mercati colpisce in termini di maggiore incertezza e minore fiducia nell’irreversibilità dell’intergrità dell’euro», ha spiegato il Professore con una retorica un po’ involuta che tuttavia non è riuscita a mascherare la gravità della situazione. I due presidenti del Consiglio, Monti e Rajoy, hanno peraltro già fissato un incontro per il 2 agosto. Per il momento l’Italia continua nonostante tutto a essere la migliore dei Piigs (l’acronimo dispregiativo con cui i mercati chiamano gli ultimi della classe in Europa: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), anche perché le nostre banche sono decisamente messe meglio di quelle al di là dei Pirenei. Madrid, del resto, venne investita in pieno già dalla crisi dei mutui subprime, che toccò invece Roma soltanto di riflesso. Insomma, l’economia spagnola sembra ben più malata alla radice di quella italiana.
Ma questa è in fondo solo una magra soddisfazione e in più l’effetto domino è dietro l’angolo. «Se cade la Spagna l’euro nella sua interezza avrà dei problemi. Quello che è in gioco è la sopravvivenza dell’euro. Ma la Spagna non deve cadere. È importante sapere che ci sono gli strumenti non solo per non far cadere la Spagna, ma per permettere a paesi come la Spagna e l’Italia, che stanno facendo giganteschi sforzi di aggiustamento dei conti e di riforme, di veder remunerati i loro aggiustamenti dai mercati. Cosa che fino ad ora non è avvenuta», ha detto il capoeconomista dell’Ocse Piercarlo Padoan. L’Eurogruppo si fa in quattro, quindi, per salvare Madrid: ieri è stato approvato il programma di aiuti per ricapitalizzare le banche spagnole, che prevede una disponibilità fino a 100 miliardi di euro, di cui 30 miliardi disponibili già entro fine mese. Basteranno? A giudicare dai dati dello spread, i mercati si aspettano ben altro. Eppure la Spagna è già in ginocchio e le manifestazioni si susseguono. Nelle scorse ore oltre centomila persone sono scese in piazza a Madrid e non sono mancati i momenti di tensione, fra cassonetti bruciati e pallottole di gomma sparate dalla polizia. I disordini si sono conclusi con almeno 15 arresti e 26 feriti. Ma ieri sono state circa 80 le manifestazioni indette in tutta la Spagna dai sindacati. Fra i manifestanti, come detto, anche membri del jet set come Bardem, che è sceso in piazza insieme al fratello Carlos con cartelli con su scritto “La cultura non è un lusso”. «Sono qui – ha spiegato – perché credo che sia un’ingiustizia rimuovere le responsabilità della finanza e massacrare disoccupati, malati e classi più povere. L’aumento dell’Iva nel settore culturale è l’ultima goccia che può portare al tracollo il settore». Su cinema, teatro e altri settori dello spettacolo, infatti, il carico dell’Iva è passato dall’8 al 21%. Secondo un recente sondaggio, per colpa di questi rincari l’87% degli spagnoli modificherà le sue abitudini relativamente alla fruizione di cinema e teatro.
Ma sul piede di guerra non ci sono solo gli operatori dello spettacolo, ovviamente. Particolarmente diffuso il malessere dei dipendenti statali, dopo che il settore è entrato nel mirino del governo, che intende tagliare molto proprio nel settore pubblico. In testa ai cortei, quindi, professori, medici, poliziotti, ma anche pompieri che si sono dati anche a manifestazioni folcloristiche: prima si sono presentati nudi, poi hanno inondato di schiuma antincendio una fontana della Puerta del Sol.

Commenti