Se in Italia governassero Nichi e Tonino
Nel giorno in cui Di Pietro annuncia la proposta di una nuovo Terzo Polo con Sel e grillini, la chiusura improvvisa a opera della magistratura degli impianti dell’Ilva di Taranto ha un che di emblematico. Non è dato sapere per ora se il partito di plastica per eccellanza – quello con il 50% di seguaci farlocchi e il rimanente dedicato al mobbing informatico – sia o meno intenzionato ad accogliere l’invito di Tonino a costituire un fronte del No assoluto senza se e senza ma, ma basterebbe un’unione contronatura di Sel e Idv per dare concretezza al peggior incubo. I fatti: l’Ilva è una industria di acciaieria che dà lavoro a circa 12mila persone nella provincia di Taranto, l’unica importante risorsa industriale del territorio. La città portuale si trova nell’unica regione – la Puglia – amministrata da un ambientalista doc, verde-rosso e attualmente leader del Sel. Con un interventismo un po’ testone e tipico della magistratura più amata da Di Pietro, gli impianti sono stati chiusi e messi sotto sequestro giudiziario per l’impatto ambientale sopra i limiti che arrecherebbe, secondo l’ordinanza, serio pericolo alla salute dei cittadini. Ovviamente l’inquinamento a cui si fa riferimento non si è sviluppato in ventiquattr’ore, quindi c’è da chiedersi che abbia fatto il governo ambientalista negli ultimi anni per sanare il problema. Evidentemente nulla. La magistratura sarebbe potuta intervenire gradualmente, sollecitando azioni politiche e preoccupandosi di non innescare una bomba sociale che rischia, mettendo in forse l’occupazione di decine di migliaia di persone, di far esplodere una provincia intera. Tecnocrati, sfascisti, magistrati d’assalto, masanielli comici: ecco i figli dell’antipolitica. Ce li siamo meritati.