Nuovo assalto dei pm contro il Cav
Non sarà originale, ma è difficile non parlare di un blitz a orologeria «Questi magistrati sono malati, sono morbosi. Non lo vedete che ogni giorno ce ne è una?». Marcello Dell’Utri commenta così la nuova indagine della Procura di Palermo che ipotizza a suo carico il reato di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Una tesi a dir poco bislacca(«tra un po’ diranno che ho ucciso io Paolo Borsellino…».) Tra le prove dell’estorsione ci sarebbe il fatto che Berlusconi ha comprato la ville del senatore sul Lago di Como a una cifra superiore al suo valore. «Sono tutte fesserie: la casa, che era in vendita da due anni, è stata stimata per 30 milioni di euro mentre lui l’ha pagata 20. Quindi ci ho rimesso».
La Procura palermitana aveva convocato l’ex premier lunedì scorso, ma il Cavaliere non si è presentato «adducendo come scusa», scrive il l’imparziale Corriere on line, «una riunione con un gruppo di economisti». Anche la figlia Marina sarebbe stata convocata come teste nello stesso giorno insieme al padre, ma anche lei ha dato forfait perché era all’estero. Motivo dell’interrogatoriol come persona informata dei fatti, l’inchiesta sulle trattative Stato-mafia che si sarebbero svolte all’inizio degli anni ’90 per porre fine alle stragi organizzate da Cosa Nostra. Nella stessa inchiesta Dell’Utri è indagato perché sospettato di essere stato nel 1994 il “portavoce” delle minacce mafiose nei confronti di Berlusconi all’epoca presidente del Consiglio. L’estorsione si intreccia con presunti «prestiti infruttiferi» fatti dal Cavaliere al senatore pidiellino. L’ipotesi è che Dell’Utri abbia fatto pressioni su Berlusconi minacciandolo di riferire quanto sapeva sui rapporti con Cosa Nostra. Come se non bastasse il pentolone viene scoperchiato proprio nel ventennale della strage di via D’Amelio.
«Il ricordo della strage di Borsellino mi emoziona, mi fa stare con l’animo sospeso. È davvero assurdo che dopo vent’anni ancora non si sappia chi sia stato. Io sono stato, anzi io e Berlusconi». Usa l’ironia Dell’Utri, a margine del processo d’appello. «È un processo politico, non l’avete capito? – si sfoga rinunciando al suo tradizionale aplomb di collezionista – non ho mai ricattato nessuno, men che meno il mio amico Silvio».
Durissima la reazione dell’avvocato Niccolò Ghedinil che sottolinea l’ennesima fuga di notizie per infangare l’ex premier che pochi giorni fa ha annunciato il suo probabile ritorno in pista come candidato a Palazzo Chigi nel 2013. «Trovo assolutamente impensabile che la citazione di testimoni, peraltro non ancora sentiti, arrivi alla stampa prima ancora che i testi stessi siano comparsi davanti ai magistrati». Anche la questione che riguarda Giorgio Napolitano conferma che la Procura del capoluogo siciliano è un colabrodo, «non sarebbe nota se le vicende non fossero state esposte alla conoscenza del pubblico ma solo a quella dei pubblici ministeri, della difesa e del gip», osserva Piero Longo, senatore Pdl e a sua volta avvocato dell’ex premier. Marina Berlusconi potrebbe essere sentita mercoledì 25 luglio per fare chiarezza sul denaro arrivato a Dell’Utri dai suoi conti.
«Ancora una volta, come troppe altre volte, apprendiamo dell’ennesima replica di uno stanco copione. Si avvicinano le urne e torna il desidero di aprire la campagna elettorale per via giudiziaria. Ora il tema è la solita paccottiglia contro le origini di Forza Italia. È il caso di dire basta», commenta Angelino Alfano, «è il caso di dire basta». Per l’ex sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, solo «tanta fantasia spiega una imputazione di estorsione a carico del senatore Dell’Utri, che individua come vittima l’onorevole Berlusconi». Ma la fantasia al potere (giudiziario) potrebbe avere un effetto boomerang; con la medesima logica – prosegue l’esponente del Pdl, ex magistrato – altri pm potrebbero ipotizzare a carico dei loro colleghi di Palermo una indagine per peculato: in fondo, risorse pubbliche, che dovrebbero essere destinate all’amministrazione della giustizia, vengono adoperate per altri scopi. Mantovano cita poi Antonino Ingroia che sull’Unità del 20 giugno ha scritto che «nessun reato di trattativa è stato a oggi contestato nell’indagine di cui si discute». E allora, viene da chiedersi, «uomini e mezzi per che cosa sono impiegati? A Palermo lo spreco di denaro pubblico non riguarda solo la Regione Sicilia». Bene ha fatto il segretario Angelino Alfano a chiamare con il suo vero nome quello che accade alla procura della Repubblica di Palermo – dice il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera – «di fronte al fiume di letame che si sta rovesciando di nuovo sul Paese e sulla sua credibilità le opposizioni più responsabili ritengono di reagire per salvaguardare le condizioni di normale agibilità democratica mentre l’Italia si avvia alla campagna elettorale? Non sto chiedendo di mettere mordacchie a chicchessia, mi limito però a osservare che lasciar correre veleni nel corpo del Paese è un rischio elevato non solo o non tanto per Berlusconi o Dell’Utri, ma per il Paese. «È ripartito il tormentone su Dell’Utri per fermare quella che si preannuncia come la valanga Berlusconi. Tutto è pronto per il tormentone estivo, ma il centrodestra non deve farsi intimidire», commenta il pidiellino Amedeo Laboccetta. «Solo la discesa in campo dell’ex premier – aggiunge – può riaprire la partita che la sinistra pensava di portare già all’incasso fino a poche settimane fa».