Monti, otto mesi per ritornare ai tassi che affossarono Berlusconi
«Il contagio è in corso e non da oggi», esordisce Monti in conferenza stampa, mentre dalla Spagna arrivano notizie di rivolte di piazze e di impazzimento dello spread. Anche il differenziale italiano con i Bund tedeschi nelle stesse ora vola altissimo, ma il premier, al termine del Consiglio dei ministri, cerca di ostentare ottimismo. E lo fa perfino cercando di dimostrare l’indimostrabile, e cioé che lo spread, con lui, è migliorato. In quegli istanti, mentre pronuncia quelle parole resistendo alla tentazione di sorridere, lo spread italiano, al seguito di quello spagnolo, schizza ancora più in alto, oltre quota 500, rincorrendo l’altro che abbatte il muro dei 600 punti. È l’inizio di una giornata sulle montagne russe che si chiuderà in serata con la Borsa di Milano e Madrid che vanno a picco. Senza curarsi dell’aplomb ostentato dal professore bocconiano.
L’incubo del contagio
«Dobbiamo operare affinchè l’Europa si doti di più efficaci strumenti di lotta contro il contagio», spiega il presidente del Consiglio, che però non si sbilancia in analisi. «È difficile dire quanto sia venuto e venga da Grecia, Irlanda, Portogallo, o dalle banche spagnole, ma il contagio è quel disagio che attraverso i mercati colpisce in termini di maggiore incertezza e minore fiducia nell’irreversibilità dell’integrità dell’euro». Poi Monti smentisce l’ipotesi di una manovra correttiva in estate e lancia un nuovo appello agli italiani: «Per la dignità del Paese, per il senso di fiducia in noi stessi, per il rispetto di cui il Paese e i cittadini godono sul piano internazionale fa molta differenza farcela con le proprie forze o farcela con aiuti di salvataggio dell’Europa».
Le bugìe sullo spread
«Lo spread ci dà delusione, abbiamo sempre pensato che provvedimenti di riforme strutturali e risanamento dei conti avrebbero avuto effetti positivi su crescita e occupazione, ma lentamente». Dunque dei risultati ottenuti «non sono sorpreso», di migliori ne «verranno, ma purtroppo ci vorrà ancora un pò di tempo». Il calo, comunque, «c’è stato, poi si è arrestato, in seguito addirittura invertito. Ma vorrei che gli italiani – aggiunge – non si facessero fuorviare da interpretazioni fantasiose. Leggo oggi su un quotidiano: due governi, stesso spread». E qui il Professore tira fuori i numeri. «Nel novembre del 2011 – elenca – lo spread tra Italia e Germania era a 574. Undici mesi prima, nel novembre 2010 era a 160. Ha avuto un aumento di 414. Oggi, rispetto a novembre 2011 siamo a 490. C’è una riduzione, che è certamente deludente, perchè me la sarei aspettata molto più rilevante, di 84 punti». Ma proprio mentre parlava lo spread superava quota 500 e tornava quasi ai livello che costrinsero Berlusconi a dimettersi, intorno a 570.
La solita paura dei partiti
Un monito il premier lo riserva alla politica, alla quale chiede senso di responsabilità e un sostegno compatto all’azione di governo. Niente manovra estiva, precisa, e nemmeno patrimoniale. Ma la crescita? «Non sono sorpreso che per ora non ci siano effetti positivi sulla crescita con i provvedimenti di risanamento e riforme strutturali». La crescita «verrà, ma ci vorrà ancora tempo viste le previsioni che danno l’uscita dalla recessione e l’hanno collocata in una fase iniziale del 2013» ha spiegato ancora Monti. Ma il suo problema sembrano essere le elezioni: «Una campagna elettorale in genere non è il momento di massima stabilità nella vita di un Paese, ma possono grandemente variare le fibrillazioni legate ad una campagna elettorale. Cito solo due fattori che probabilmente saranno molto rilevanti: la condizione generale della zona euro, e quindi più si riesce in questi mesi a realizzare progressi, con una attiva presenza nelle decisioni europee, per una migliore gestione della zona euro, più ci si mette al riparo da turbative. Il che non vuole dire che allora siccome quello si riduce, debba essere necessariamente riempito uno spazio maggiore da dispute vivaci capaci di destabilizzare i mercati».