Prime ore di libertà per Latorre e Girone
Giornata intelocutoria quella di ieri per i nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, usciti dalla prigione indiana proprio il 2 giugno. «So che sta andando tutto bene, sono molto più sereni e penso stiano recuperando un po’ di energie». Ad affermarlo è stato l’avvocato Giacomo Aiello, il legale che difende i due marò accusati dell’uccisione di due pescatori indiani il 15 febbraio scorso, nel corso di una vicenda dai contorni quanto meno oscuri. Ed è attesa per la prossima udienza del processo, prevista il 18 giugno. L’intenzione della difesa è comunque quella di «fare di tutto per attendere il giudizio in Corte suprema». Intanto i legali dei due marò attendono di ricevere, prima del 18 giugno, la traduzione dei verbali delle testimonianze in lingua indiana. «Speriamo di poterli valutare per renderci conto di tutti gli elementi», ha concluso Aiello.
Nel corso dell’ultima udienza, quella in cui i due fucilieri di Marina hanno ottenuto la libertà su cauzione, l’avvocato indiano dei marò, Rajendran Nair, ha illustrato al giudice alcune esigenze della difesa che riguardano la necessità di acquisire numerosi documenti che fanno parte dell’impianto accusatorio, ed inoltre l’importanza che la Corte nomini dei traduttori perché Latorre e Girone non parlano l’inglese. Inoltre l’avvocato Nair ha ricordato che è pendente presso la Corte suprema di New Delhi una petizione italiana che discute la giurisdizione indiana su quanto avvenuto il 15 febbraio scorso nelle acque al largo del Kerala, per cui varrebbe la pena attendere quell’udienza (prevista per il 26 luglio) prima di entrare nel vivo del processo di Kollam. Il magistrato ha comunque rilevato che il processo deve ancora verificare i fatti accaduti e che la discussione può comunque cominciare il 18 giugno.
Latorre e Girone adesso si trovano sull’isola di Willingdon, a Kochi, non lontano dall’aeroporto, in un confortevole albergo. Lo stress psicologico e fisico di settimane di detenzione è dietro le spalle, e forse quindi non c’è posto migliore di questo per rimettere la mente in ordine. «Potrebbe essere una specie di ritiro spirituale», suggerisce un testimone che vede i marò muoversi in silenzio, ed in compagnia di un telefonino che prima avevano solo per un’ora durante le visite, nella quiete di questo hotel del Kerala immerso in una vegetazione lussureggiante subtropicale. Per tutte queste ragioni il loro primo giorno qui è trascorso all’insegna dell’informalità e del più completo riposo, spesso seduti a bordo piscina dell’hotel. I due fucilieri del San Marco domenica sono usciti solo per adempiere ad una delle condizioni poste dal giudice che gli ha concesso la libertà dietro cauzione: si sono recati a firmare il foglio di presenza nel commissariato centrale di polizia di Kochi, come faranno ogni giorno. Forse già da oggi però potranno recarsi in un commissariato di quartiere molto più vicino al loro hotel, e in questo modo sveltire la procedura. Come hanno riferito i giornalisti e i componenti la delegazione italiana presenti sul posto, avvicinati, i marò sorridono, salutano, ma non rispondono alle domande, neppure alle più innocue, seguendo probabilmente una consegna ricevuta dai loro superiori, preoccupati che qualunque parola di troppo possa influire sul processo che si aprirà il 18 giugno a Kollam.
Uniti in questa dura vicenda, appaiono comunque diversi per carattere. Latorre si muove spesso, fa e riceve telefonate, mentre Girone è più incline al silenzio. Ascolta molto, ma il suo volto e i suoi occhi lasciano trasparire, anche più che nel caso del suo compagno, l’angoscia per la lunga assenza dagli affetti italiani. Le divise, portate per 104 giorni ininterrottamente, sono riposte adesso negli armadi della loro stanza al terzo piano dell’albergo.