Pdl: bene le primarie ma non basta
Un tempo si moriva per la politica, adesso non c’è più pericolo perché la politica non c’è più. Non la politica “che è una cosa sporca”, né quella con la “P” maiuscola (altra citazione abusata), ma proprio quella terra terra. Per chi ha passato decenni della sua vita a leggere, scrivere, parlare di politica o a fare volantinaggi, attaccare manifesti, organizzare manifestazioni o anche passare giornate nella piazza del paese a discutere e spiegare, sembra davvero di vivere un incubo. Tutti discutono di e se salvare determinati personaggi, partiti o sigle, o rifondare aggregazioni per non perdere “storie”, ma nessuno prende iniziative per tornare a fare quello che abbiamo fatto tutta la vita e che non possiamo tollerare che ci porti via un’agenzia di web-marketing: andare in giro, parlare con le persone, magari anche litigare, ma almeno reagire, rispondere. Come possiamo accettare che ci si consideri tutti parte di un fardello obsoleto e maleodorante da gettare via senza uscire di casa e combattere per la propria dignità e credibilità, per la propria storia? Magari facendo anche a pugni con chi ti insulta perché rappresenti un partito, una vita di battaglie. Ma se uno ci mette la faccia e con la gente ci parla generalmente i pugni non servono. Ovvio, c’è sempre l’imbecille che ti tira fuori Stella e Rizzo, le banalità di Grillo o semplici oscenità, ma non è molto diverso da quando ti accusavano di ogni nefandezza solo perché eri iscritto al partito sbagliato. Al tempo non ci fermavano nemmeno le spranghe, ma la politica, come si diceva, ce l’avevamo nel sangue.