Mal di Germania per l’auto europea: il rigore della Merkel diventa un autogol
Mal di Germania per l’auto europea. La politica restrittiva della cancelliera Angela Merkel sta infatti creando non pochi problemi al mercato delle quattroruote nell’area dell’euro, con un calo delle vendite che a maggio si è attestato sull’8,4% rispetto allo stesso mese del 2011, mentre nei restanti Paesi europei si è registratata una crescita del 4%, nonostante il calo del 16% fatto segnare dal mercato svedese. E i tedeschi, sotto accusa perché primi azionisti di quella politica del rigore che sta strangolando Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia come stanno? Ancora bene, ma già si intravedono i primi annunci della crisi. La strategia dei sacrifici non paga nemmeno a Berlino. Anzi sembra ritorcersi proprio contro chi l’ha proposta. Sempre a maggio, infatti, le immatricolazioni sul mercato tedesco sono scese del 5%, mangiandosi l’intero aumento registrato da inizio anno. Si dirà che sono le ricadute della crisi, ma a ben guardare non è proprio così. Il Regno Unito, che essendo fuori dall’euro non è coinvolto dalla strategia “forcaiola” della Merkel, ha fatto segnare a maggio incrementi delle vendite che hanno raggiunto l’8%. Un campanello d’allarme per Berlino. Qualcuno, nell’opulenta Germania, dovrebbe rendersi conto che di questo passo i produttori europei si troveranno presto di fronte alla necessità di tagliare ancora la produzione mettendo sul lastrico altre decine di migliaia di lavoratori del settore. I tedeschi, però, prima che altrove guardano in casa propria. A Fiat, Renault e Peugeot-Citroen, che sollecitano provvedimenti per venire incontro alla sovracapacità produttiva degli stabilimenti europei, Volkswagen, Daimler e Bmw, rispondono picche. I marchi tedeschi piazzano in Cina tutto quello che il Vecchio Continente non assorbe. Gli altri si arrangino.