«La riforma del lavoro è una boiata, ma va votata»
La teoria del naso turato l’aveva elaborata Indro Montanelli negli anni Ottanta, a fronte di una crescita eccessiva del Pci che lui considerava “pericolosa” e che lo induceva a mobilitarsi in favore della Dc, ma senza entusiasmo, anzi, con un certo disprezzo interiore. Oggi è il neopresidente di Confindustria a rifare il verso al celeberrimo giornalista, e in parte anche a Fantozzi. «La riforma del lavoro è una vera boiata, ma non possiamo che prendercela così: dobbiamo presentarci il 28 giugno al Consiglio europeo con una riforma approvata», dice Giorgio Squinzi, facendo riferimento indiretto sia al naso turato sulla Dc che al categorico giudizio del Ragionier Ugo sul polpettone cinematografico di Ejzenstejn, bollato come “cagata pazzesca”. Squinzi dice “boiata”, ma siamo lì. E nello stesso giorno Confindustria esprime giudizi durissimi anche sulle politiche economiche del governo, augurandosi che la discussione parlamentare sia l’occasione per tornare nel merito dei correttivi almeno sul lavoro. Un auspicio che il ministro del Lavoro Elsa Fornero ieri è sembrato raccogliere. «Sulla riforma del lavoro non c’è dogmatismo, bisogna essere disposti a monitorarla, a vedere se gli effetti si discostano dagli obiettivi ed eventualmente cambiare qualcosa» ha detto durante il convegno Occupazione e Welfare, organizzato dalla Fondazione Craxi. Per poi aggiungere: «Squinzi? Sono sicura che si ricrederà».
Squinzi, non solo lavoro….
Il leader degli industriali non si è spostato di un millimetro dalla posizione critica di un mese fa, espressa al convegno dei giovani imprenditori di Santa Margherita Ligure. Anzi, se possibile, il giudizio s’è fatto ancora più pesante: «Il decreto sviluppo è ancora tutto da interpretare. Quello che contesto è la mancanza di incentivi per la ricerca, innovazione e per lo sviluppo», ha spiegato ieri Squinzi durante l’assemblea Andil, ovvero gli industriali del settore edilizio. «Il ministro Passera – ha continuato Squinzi – mi ha detto che aveva inserito dei capitoli per questo e che ci rimetterà mano. In generale il decreto è ancora tutto da valutare e bisogna capire se ci saranno delle variazioni nel dibattito parlamentare. Qualche idea valida – ha concluso il presidente – c’è ma è ancora presto per dare un giudizio pienamente positivo». Grandi perplessità anche sul contesto macroeconomico. «I problemi grossi sono in Italia, altre aree stanno riprendendo un percorso di crescita. Il problema siamo noi in Italia perchè abbiamo voluto rientrare in maniera troppo rapida, sproporzionata alle nostre forze sul fronte dei conti pubblici, deprimendo i consumi», è stata la sua amara conclusione.
Tutti scontenti, anche il Pd
Perfino il partito che ha contribuito in maniera determinante allo svuotamento del ddl Lavoro, al punto da farlo considerare “una boiata pazzesca”, oggi si lamenta della riforma Fornero e propone di barattare il voto con la risoluzione del problema degli esodati. «Il Pd è pronto ad accelerare sull’approvazione del ddl sulla riforma del mercato del lavoro ma chiede una risposta non verbale e rapida sul problema degli esodati. In questo caso è pronto anche a valutare ulteriori modifiche sul lavoro in un decreto legge», ha annunciato ieri il segretario del Pd. Bersani ha spiegato che il Pd sta dicendo al governo «una cosa molto chiara», cioè che è pronto «ad accelerare le norme sul mercato del lavoro, anche se non ci soddisfano e dovremo assolutamente tornarci su». Ciò detto, «a fronte di questo ci vuole una risposta non verbale sul tema degli esodati perchè non si può lasciare la situazione in così grave incertezza».
Niente fiducia da Brunetta
«Se il governo Monti deciderà di mettere la fiducia sulla riforma del mercato del lavoro, io non la voterò. Perché è sbagliata, fa male al Paese e distrugge posti di lavoro», ha annunciato Renato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl. «Una riforma serviva e serve, per liberalizzare il mercato del lavoro, per renderlo più efficiente, più flessibile, sia in entrata sia in uscita, ma quella che ha fatto il governo Monti è esattamente di segno opposto: perché inibisce la flessibilità in entrata e complica quella in uscita. Quindi il testo del ministro Fornero non solo è sbagliato, ma anche controproducente in questa particolare congiuntura economica. Infine, una riforma di tal genere, appena conosciuta, non potrà in nessuna maniera aumentare la credibilità internazionale del nostro Paese. Anzi», ha poi concluso l’ex ministro.
Le critiche degli agricoltori
Poche luci e molte ombre per l’agricoltura. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori si è espressa in merito al disegno di legge sul lavoro durante l’audizione alla Commissione Lavoro della Camera. «Occasione – commenta l’organizzazione agricola – durante la quale è stata ribadita l’incomprensibile esclusione dell’intero settore agricolo dal confronto con il governo sulla riforma del mercato del lavoro». Il mantenimento dell’attuale legislazione in materia di lavoro a termine in agricoltura e di ammortizzatori sociali è, secondo la Cia, «una decisione di buon senso che mostra di aver correttamente interpretato le esigenze del lavoro agricolo a tempo determinato, non assoggettabile alla generalità dei rapporti di lavoro dipendente». «Proprio all’impianto normativo e contrattuale che sovrintende il lavoro e gli ammortizzatori sociali in agricoltura è dovuta – aggiunge la Cia – la sostanziale salvaguardia dei livelli occupazionali del settore in questi difficili anni di crisi. D’altra parte, la scelta di apportare modifiche avrebbe avuto ricadute drammatiche sul comparto».