Il Pdl punta ai voti degli indecisi
L’ultimo sondaggio Swg per “Agorà” (lo stesso che prima delle amministrative aveva profetizzato l’exploit del movimento 5 Stelle) consegna ai partiti, ma soprattutto al Pdl, un messaggio molto importante: l’area degli indecisi è ormai attorno al 45% ed è quasi coincidente con quella degli intervistati che dichiarano di fidarsi “poco” di Mario Monti (43%). Quest’ultimo dato poi, arriva addirittura al 75%, se a quelli che si fidano “poco” si aggiungono coloro che dichiarano di non fidarsi “per niente” (32%). Cifre che il partito di Alfano (che per il sondaggio è in ulteriore calo fermandosi al 15%) legge in questo modo: è su quell’area dei potenziali astenuti che occorre lavorare per riconquistare i consensi perduti, perché i voti degli elettori berlusconiani sono finiti lì, per delusione nei confronti dell’appoggio concesso al governo tecnico e per disincanto nei confronti di ciò che il centrodestra aveva detto di voler fare senza poi portare a compimento le promesse.
Anche il segretario Angelino Alfano è colpito dal sondaggio e lo commenta così: «Il sostegno al governo Monti ha un peso perché scontiamo l’opposizione dei nostri elettori. L’elemento che ci conforta però è che in tutti i sondaggi emerge che i nostri non hanno aderito ad altri partiti ma rimangono tra gli indecisi, il nostro obiettivo è riconquistare il loro voto attraverso la nostra azione su temi economici». Poi annuncia la direzione nazionale per il prossimo 27 giugno, la sede in cui si discuterà anche dell’evento delle primarie ad ottobre. Appuntamento aperto a tutti, ha ribadito ieri Alfano, a tutti quelli che hanno da proporre qualcosa «per il bene dell’Italia». Nei giorni scorsi avevano parlato della possibilità di candidarsi Giancarlo Galan e Daniela Santanchè. Ieri si è ventilata l’ipotesi di una candidatura di Vittorio Feltri. Nomi utili a movimentare il dibattito, purché esso sia basato su proposte e non su annunci ad effetto.
Ma la direzione servirà anche a fare il punto sul vero nodo da affrontare, che riguarda il sostegno a Monti. Sul tema della corruzione il confronto è aspro, e lo ha dimostrato anche l’altolà di Cicchitto che ha dichiarato il partito indisponibile a votare altre fiducie sul provvedimento. Una mossa che porta in rialzo le quotazioni di chi, nel Pdl, non avrebbe mai concesso il primo sì a Monti e che avrebbe preferito da subito l’opzione elezioni. Così Altero Matteoli può dire che la posizione di Cicchitto, condivisibile, «arriva con un po’ di ritardo». Sugli equilibri interni al partito Matteoli spiega: «Ho parlato con Berlusconi e il Pdl ha discusso al suo interno come fanno tutti i partiti. Ci sono state tre correnti: chi come me che voleva le elezioni, chi un governo con i politici e chi i tecnici. Alla fine ha prevalso la terza via; e io da uomo di partito, seppur contrario, ho accettato. Sono comunque contento che all’interno del partito si discuta. Il Congresso nazionale? Mi concentrerei di più sulle elezioni piuttosto che sul congresso». Sull’ipotesi di una fuoriuscita degli ex An, Matteoli aggiunge: «Io non credo che ci sia qualcuno degli ex An che vuole un altro nuovo partito e comunque non troverebbero il mio appoggio, io sto bene dove sono».
Chiede infine una nuova stagione, movimentista e aperta al confronto con i cittadini, Roberta Angelilli, europarlamentare e componente della direzione nazionale: «È evidente che l’annuncio di fare in autunno le primarie per la scelta del candidato premier e del programma non hanno convinto gli elettori, me compresa – afferma Angelilli facendo riferimento al sondaggio che dà il Pdl al 15% – è ora di aprire sul serio una nuova stagione. Non bastano decisioni elitarie dell’esecutivo, occorre rafforzare l’impegno parlamentare ma soprattutto moltiplicare su tutto il territorio nazionale le occasioni di partecipazione e di ascolto. Non credo che ci manchino né l’esperienza né le idee, la classe dirigente del partito deve solo emanciparsi dalla sua prevalente attrazione autoreferenziale».