Afghanistan, un’altra vittima: muore carabiniere trentenne
Ennesimo lutto per il contingente italiano in Afghanistan: il carabiniere scelto Manuele Braj, trentenne di Galatina (nel Leccese), effettivo al 13° Reggimento “Friuli-Venezia Giulia” è morto e altri due suoi commilitoni sono rimasti feriti in seguito a un’esplosione avvenuta in un campo addestrativo della polizia afghana, in Adraskan, nell’Afghanistan occidentale. Alle ore 8,50 locali (6,20 italiane), spiega una nota dello Stato maggiore della Difesa, all’interno del locale campo addestrativo della polizia afghana, si è verificata un’esplosione che ha interessato una garitta di osservazione installata nei pressi della linea di tiro del poligono, coinvolgendo i tre militari dell’Arma appartenenti al Police speciality training team. A seguito dell’esplosione,Manuele Braj è deceduto sul colpo, mentre altri due militari dell’Arma, il maresciallo capo Dario Cristinelli, 37enne di Lovere, e il carabiniere scelto Emiliano Asta, 29enne di Alcamo, effettivi alla 2a Brigata mobile di Livorno e al 7° Reggimento “Trentino-Alto Adige”, sono rimasti feriti alle gambe e sono stati successivamente elitrasportati presso l’ospedale militare Usa di Shindand, ove sono ricoverati non in pericolo di vita. Sono 51 i morti italiani in Afghanistan.
Secondo i primi accertamenti, l’esplosione è stata provocata da un proiettile proveniente dall’esterno. Si tratta presumibilmente di un razzo Rpg, ovvero una granata anticarro. Lo riferiscono fonti qualificate. Invece secondo l’agenzia di stampa Afghan Islamic Press, che sostiene di avere appreso notizie da un agente di polizia afghano del Centro, sostiene che un suo poliziotto aghano «ha sparato sul team di addestratori italiani causando un morto e due feriti». La stessa AIP ha comunque consultato il responsabile del Centro di addestramento, Fazl Ahmad Khalili, il quale ha invece detto che «un italiano è morto e due altri sono rimasti feriti da una esplosione seguita da una sparatoria», senza entrare in particolari sulla vicenda. Ma la pista più accreditata è quella del proiettile anticarro, proiettile di grosse dimensioni che avrebbe centrato la garitta di osservazione. Il proiettile, l’unico sparato contro la base, sarebbe stato esploso da una notevole distanza e sono in corso i calcoli balistici per determinarne l’esatta provenienza.
A oggi sono circa 4.200 i militari italiani schierati nell’ovest dell’Afghanistan: nel 2013 e 2014 ci sarà una progressiva riduzione per arrivare arrivare alla fine dell’anno al termine della missione Isaf. La quasi totalità degli italiani – a parte una piccola quota di un centinaio di militari è schierata a Kabul nella sede del comando della missione con incarichi di staff – si trova nella regione occidentale del Paese e sotto la responsabilità italiana c’è un’area grande quanto il Nord Italia, composto dalle quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. Ad Herat, a Camp Arena, si trova la sede del Comando regionale Ovest di Isaf.
Commenti e messaggi di cordoglio sono giunti da tutte le istituzioni e da ogni parte politica. L’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, coordinatore nazionale Pdl, ha detto che «purtroppo ancora una volta l’Italia paga con la vita di uno dei suoi figli la dura lotta contro il terrorismo e per la democrazia. Spero che tutte le forze politiche stringendosi affettuosamente al dolore dei familiari e dei vertici militari ai quali rivolgo le mie sincere condoglianze, lascino fuori dal dibattito odierno le polemiche sulla nostra partecipazione alla missione in Afghanistan».