Le Pen: «Due delusioni, io voto scheda bianca»
È stato un 1° maggio, in Francia, all’insegna della campagna elettorale. A quattro giorni dal secondo turno delle presidenziali, Nicolas Sarkozy, il presidente uscente, al Trocadero, ha sfidato i sindacati che sfilavano alla Bastiglia, invitandoli «a deporre le bandiere rosse». Da parte sua François Hollande, il favorito socialista, rimasto fuori dalla mischia, ha messo in guardia l’avversario dallo scatenare una «battaglia» contro il sindacato.
In mattinata, come da tradizione, si sono riuniti attorno alla statua di Giovanna d’Arco, simbolo della destra sin dai tempi dell’Action francaise, i militanti del Fronte nazionale, per festeggiare Marine Le Pen, autrice di un exploit al primo turno (17,9%, record di sempre per il Fn alle presidenziali). Il discorso della Le Pen, che si doveva pronunciare sul voto dei suoi al ballottaggio, non ha deluso: nessuno dei due sfidanti va bene, «scheda bianca» è stato il suo verdetto, ossia non premiare né la «falsa speranza» Hollande, né la «nuova delusione» Sarkozy. La Le Pen li ha accusati entrambi «di mentire: nessuna delle riforme che propongono sarà realizzata». La leader del Fn ha ribadito l’appropriazione di idee dell’estrema destra da parte di Sarkozy e Hollande, che hanno tentato di recuperare voti: «Parlano come noi, le nostre idee saranno al potere, ed è per questo che la nostra battaglia storica è soltanto all’inizio, noi siamo la bussola della vita politica francese. Voi voterete liberamente, secondo coscienza», ha detto ancora ai suoi circa seimila convenuti, annunciando che lei metterà nell’urna la scheda bianca. «La battaglia storica» del Fronte nazionale – ha aggiunto in place de l’Opera – «è soltanto all’inizio», dopo il risultato del primo turno. «Questo risultato è entusiasmante – ha continuato – poiché dimostra che la grande missione di risanamento ed emancipazione è cominciata contro tutto e contro tutti coloro che hanno insinuato il dubbio nella nostra capacità di ripresa». Come «il Medef (la Confindustria francese, ndr) e la Cgt (sindacato comunista, ndr), l’Ump e il Ps (i partiti di Sarkozy e Hollande, ndr), i comunisti rivoluzionari e i grandi padroni della Borsa, tutti quelli che hanno reso il nostro Paese una sala d’attesa di stazione ferroviaria e il nostro futuro un punto interrogativo». Marine Le Pen ha annunciato nei giorni scorsi che ora il Fronte nazionale sarà il soggetto che ricostruirà la vera destra in Francia e che «in Europa vinceranno i partiti che difendono la Nazione». Uno sguardo anche ai casi italiani: «Non farò mai nessuna alleanza con il partito di Sarkozy, come è stato invece in Italia tra il partito di Fini e quello di Berlusconi. Non farò mai la stessa mossa che fece Fini» in Italia, ha aggiunto, sottolineando che non prenderebbe «Sarkozy neanche come ministro».
Sempre il 1° maggio, hanno sfilato a migliaia a Parigi e in tutta la Francia i sindacati, i militanti di sinistra e i lavoratori, mentre al Trocadero Sarkozy ha enfatizzato il numero dei presenti, ma in effetti il colpo d’occhio sulla piazza era notevole. Alla Bastiglia il leader del sindacato Cgt (un po’ la nostra Cgil), Bernard Thibault, ha denunciato «la prima volta che un presidente cerca di impadronirsi del 1° maggio». Sarkozy, distanziato ancora di sette punti nei sondaggi, ha accentuato la sua svolta a destra, «rifiutando lezioni di morale da chi sventola la bandiera che fu quella di tante tirannie nel mondo», nell’evidente intento di prendere i voti del Fronte nazionale, col quale però ufficialmente ha rifiutato di allearsi. «Sono lucido, vedo l’estrema difficoltà della situazione. Ma finirò per vincere. Questa vittoria la strapperò con i denti»: avrebbe detto – rigorosamente off records – il presidente uscente della Francia, rivolgendosi alla sua squadra elettorale, secondo quanto riportava ieri il settimanale satirico Le Canard Enchainè, sempre molto informato sui retroscena dell’Eliseo. «Ciò che vedo – avrebbe aggiunto Sarkozy – contraddice i sondaggi: non c’è nessuna dinamica a sinistra ed è rassicurante. Dopo quattro anni di crisi e una campagna contro di me come non si era mai vista, Hollande ha solo un punto e mezzo più di me». In un’altra occasione, confidandosi con alcuni fedelissimi, Sarkozy si sarebbe però mostrato meno ottimista: «Lascerò l’Eliseo a un’età in cui gli altri presidenti non ci erano ancora entrati. Avrò una vita dopo, non solo la prospettiva del cimitero». Sarkò poi se la sarebbe presa anche la sua ex amica cancelliera tedesca: «La signora Merkel si mette a parlare di crescita. È un po’ tardi. Se perdo, lo dovrò anche alla sua intransigenza».
Il candidato socialista all’Eliseo, François Hollande, che sente ormai la vittoria in tasca, ha dichiarato, il 1° maggio a Nevers, nel centro, che il suo «obiettivo» è quello di diventare domenica «il successore di François Mitterrand». Hollande si è presentato non più come «il candidato del partito socialista, dei radicali di sinistra», ma come «il candidato di tutta la sinistra unita, e che deve unirsi». Infine, da uno sguardo ai due programmi, si evince che mostrano obiettivi comuni: in 32 punti per Sarkozy e in 60 per Hollande, i due candidati vogliono migliorare le condizioni dei salariati e garantire più possibilità di lavoro alle nuove generazioni. Ma gli strumenti scelti sono ovviamente differenti.