Le nuove indecifrabili rotte dell’Udc

10 Mag 2012 21:07 - di

Bocche cucite in casa Udc dopo la mossa a sorpresa di Pier Ferdinando Casini che ha scompaginato lo scacchiere politico e spiazzato gli ex alleati finiani e rutelliani. Nessuno può o vuole anticipare gli scenari del dopo Terzo Polo, morto prima di nascere. L’unico a rompere il silenzio è Pierluigi Mantini, politico navigato che di palazzo se ne intende. Un passato nel Psi, poi in Alleanza democratica, quindi con Prodi, poi nella Margherita e ancora nel Pd prima di approdate all’Udc.

Casini è andato giù pesante: la formula Udc-Fli-Api è archiviata. Le prossime mosse?

Di discussione sulle alleanze si può morire mentre invece c’è chi soffre e muore delle difficoltà della crisi economica.

Ma per offrire risposte alla drammatica situazione sociale serve una proposta politica. È stato Casini a lanciare l’opa sui moderati dispersi…

Qui non si tratta di chiudere il terzo polo ma di trovare tutte le forze moderate e riformiste disponibili a lavorare per una grande coalizione che possa governare il Paese. Fa bene il nostro leader a procedere con il viaggio nel cuore del paese, il “tour delle cento città”: è da qui che l’Udc vuole ripartire.

Operazione di ascolto. E poi?

Oggi tutta l’offerta politica italiana è inadeguata, come dimostra il risultato delle urne. Non si tratta di decidere se andare a destra o a sinistra, ma di andare avanti.

“Andare oltre” è la formula di Casini. Con quali compagni di strada?

Vuole un nome? Non lo so

Almeno una “categoria”, una piattaforma di discussione…

La nostra è un’offerta credibile, aperta e rinnovata. Può darsi che non trovi tutti disponibili? Benissimo, allora il nostro progetto avrà una dimensione più ridotta.

E gli appelli del Pdl per la nascita di un raggruppamento dei moderati in alternativa alla sinistra?

Nessuno ci può cambiare la testa, abbiamo fatto tre anni e mezzo di opposizione repubblicana al governo Berlusconi-Bossi, oggi non torniamo indietro. Non lo abbiamo fatto quando ci hanno offerto i ministeri, figuriamoci. La nostra coerenza ha portato a salvare il paese.

Intende dire alla fine della stagione berlusconiana?

Non solo. A novembre l’Italia non poteva permettersi tre mesi di campagna elettorale e noi abbiamo fatto nascere il governo Monti. Oggi non abbiamo nessuna considerazione di chi ha sgovernato l’Italia

Porte blindate al Pdl?

È una domanda che giriamo al Pdl dove ci sono molte persone rispettabili. Di Alfano abbiamo stima, ma dietro di lui ci sono quelli di sempre.

Quindi il boccino è nelle mani degli altri. Voi lanciate l’idea e aspettate che gli interlocutori si facciano avanti…

Come si può realizzare il miracolo che una forza di opposizione come la nostra torni a stare con l’ex maggioranza?

Ce lo dica lei…

Devono dimostrare una totale discontinuità politica con il passato e riconoscere gli errori commessi. A partire da alcuni punti fermi: mai più alleanze con la Lega, rinnovamento dei quadri e del gruppo dirigente.

Prima il cilicio e poi il dialogo…

Vogliamo riunire, non dividere. E pensiamo che una gran parte del voto moderato che è fuggito dal Pdl debba guardare a noi.

Stando ai flussi elettorali, però, quegli elettori l’Udc non li ha intercettati.

Ma accadrà. Queste elezioni rappresentano i titoli di coda della seconda Repubblica, da queste ceneri i cittadini moderati devono ripensare alla loro rappresentanza.

D’Alema pensa a un’alleanza tra moderati e progressisti. Vi piace di più?

Tutto si può fare. Noi puntiamo al massimo di larghe intese e al minimo di estremismi radicali.

È questa la vostra proposta agli elettori?

La democrazia si basa sul principio maggioritario e non siamo noi a metterlo in discussione. Vogliamo procedere lungo l’asse della formula Monti realizzando il massimo della solidarietà nazionale tra le forze responsabili.
Le grandi coalizioni si realizzano quando si rischia l’ingovernabilità. Per voi, invece, è la prima scelta?
Con Monti o senza Monti la strada è quella. E se non è possibile collaborare con tutti abbiamo il dovere di farlo con chi è disponibile. Non per smania di potere, ma perché non si può lasciare governare Vendola. Se altri vogliono sfilarsi alla ricerca di un nemico, noi ci assumiamo il compito di rappresentare i moderati nel futuro governo del paese.

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