Il presidenzialismo piace anche al Pd e c’è chi lo invoca

28 Mag 2012 20:30 - di

«Il tempo non c’è», vanno ripetendo da giorni i vertici del Pd. «Quindi, è solo un bluff per affossare le riforme», aggiungono. E con questo argomento puntano a liquidare la proposta per il semi-presidenzialismo lanciata da Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Ma è un argomento che risulta debole anche all’interno dello stesso Pd. «Il tempo non è un problema insormontabile: la materia è stata lungamente studiata e istruita», spiegava ieri su La Stampa Salvatore Vassallo. Costituzionalista e deputato, Vassallo ha ricordato molti nomi del suo partito favorevoli al modello francese, da D’Alema a Franceschini, da Veltroni a Letta fino a Parisi, e ha sottolineato che «per sottrarsi al confronto bisognerebbe avere argomenti più forti che il pur comprensibile fastidio di doverne discutere con Berlusconi o chi per lui».

«Ma le carte vanno viste»
Ma Vassallo non è stato l’unico tra i democratici a richiamare il proprio partito al confronto e al coraggio delle riforme. «Molti dicono che si tratta di un bluff, ma allora se sei certo che è un bluff, come nel poker, devi andare a vedere», ha spiegato ieri Paolo Gentiloni, per il quale «Il sistema francese è più efficiente». Qualcosa di simile, nei giorni scorsi, è stato detto anche da Dario Franceschini e Arturo Parisi.
ItaliaFutura richiama il Pd
A favore di un confronto, nei giorni scorsi, si detta anche ItaliaFutura, che proprio al Pd si è rivolta. «Si discuta nel merito la proposta di Alfano e si eviti di esibire rifiuti preconcetti dopo essersi dichiarati per il sistema francese (come sta facendo il Pd)», è stata la presa di posizione della fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, che ha chiarito di non saper dire «se sia meglio il modello francese o quello tedesco», ma ha sottolineato con forza che «gli italiani vogliono voltare pagina».

Per Sartori Bersani fa il furbo
Chi, invece, non ha dubbi sulla bontà del sistema francese è Giovanni Sartori, che all’argomento ha dedicato il suo editoriale di ieri sul Corriere della Sera. I dubbi, semmai, Sartori li ha anche lui sui tempi, ma di dubbi – appunto – si tratta. «Forse è vero che non c’è più tempo per riforme costituzionali», ha scritto, caldeggiando almeno la riforma elettorale con il doppio turno. Ma l’impressione è che, più che dal calendario, le perplessità siano dettate dagli attori in campo. «Aspettiamo di vedere se Berlusconi è serio e se Bersani non vorrà fare troppo il furbo (il premio di maggioranza del Porcellum sembra tentarlo)», ha scritto Sartori, per il quale evidentemente le resistenze del segretario del Pd sono dettate da un calcolo elettorale.

Il Pdl vota sì alle altre riforme
Del resto, sul fatto che semi-presidenzialismo e riforme già in discussione al Senato possano andare di pari passo, il Pdl è stato chiaro fin dalla presentazione della “proposta francese”. Ieri lo ha ribadito anche Maurizio Gasparri, spiegando che «porremo all’attenzione dell’aula una riforma della Costituzione ancora più ampia. Voteremo comunque sì alla riduzione dei parlamentari, al superamento del bicameralismo e al rafforzamento del governo». «I tempi per approvare questi provvedimenti – ha aggiunto il capogruppo del Pdl al Senato – ci sono. È soltanto un problema di volontà politica».

Auntamento al 5 giugno
L’inizio del confronto in aula sulle misure già concordate tra Alfano, Bersani e Casini è atteso per il 5 giugno. Prima di quel passaggio, appena la commissione Affari Costituzionali avrà terminato il suo lavoro, il Pdl ha proposto di riunire gli “sherpa” per verificare insieme i tempi del semi-presidenzialismo. Si tratta di una sfida lanciata da Ignazio La Russa a Pd e Terzo Polo, alla quale l’Udc ha risposto in modo possibilista. «Se dal Pdl si avanza una proposta seria noi siamo pronti a discutere, valutando però se ci sono i tempi parlamentari», ha detto ieri il segretario Lorenzo Cesa. Resta dunque da capire cosa farà il Pd, se vorrà o meno raccogliere la sfida delle riforme.

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