Il Pd tentato dal “collateralismo civico”
Adesso la direzione del Pd è l’evento che si aspetta, a sinistra, per decifrare le intenzioni di Pierluigi Bersani. Lo stesso segretario dei democratici si lascia andare a battute sull’argomento: «Ho sentito un sacco di cose su cosa dirò io in direzione. Ci vuole cautela, tra qualche giorno convocheremo la direzione del Pd e sarà chiarito il segreto di Fatima». Segreto che poi si condensa in un interrogativo semplicissimo: che fare? Nel Pd sta crescendo l’ipotesi di affiancare alla tradizionale foto di Vasto, cioè l’alleanza con Sel e Idv, alcune liste civiche guidate da personalità apprezzate a sinistra. Nomi? Robero Saviano, Gustavo Zagreblesky e Concita De Gregorio ma anche – dettaglio fornito da Il Foglio – la lista Fiom di Maurizio Landini. Un’operazione pensata per arginare da un lato il movimentismo di Grillo e il suo potere d’attrazione sulla società civile e dall’altro per frenare il pressing interno che invoca le primarie.
L’ipotesi semina qualche scetticismo di troppo nel partito ma, se dovesse decollare, non ci sarà lo scrittore Roberto Saviano che nella sua rubrica sull’Espresso smentisce ogni tentazione di discesa in campo come del resto fa ormai da più di cinque anni: «Mi capita spesso di leggere articoli che danno per certa la mia candidatura politica. Non è importante in quale ruolo e in quale partito, la cosa certa è che, dicono, ‘sto per candidarmi’. Ovviamente è falso. È dal 2006 che, mentendo, annunciano la mia candidatura. Chi fa disinformazione, quando terminò ‘Vieniviaconme’, dava per certa la mia candidatura. E ora che è finito ‘Quello che (non) ho’, spuntano notizie dello stesso tenore».
«Il punto è – aggiunge Saviano – che per queste persone, chiunque non venga percepito come schierato, fa paura e va delegittimato. Il messaggio implicito è: ‘Questo qui fa di tutto per ottenere consensi, perché il suo scopo è fare politica’. (…) Il mio mestiere è quello di scrivere, ma non rinuncio alla possibilità di costruire un nuovo percorso in questo paese. (…) Ridare dignità alle parole della politica è invece la premessa alla rinascita. Ripartire dalle parole significa costruire prassi diverse. Perché le parole sono azione».
Ma il “collateralismo civico” che Bersani potrebbe proporre come via d’uscita dalla crisi di credibilità delle vecchie sigle politiche non è condiviso da tutti. Goffredo Bettini propone ad esempio un rassemblement unico delle forze democratiche (un po’ la stessa cosa a cui si pensa nel centrodestra) che unisca “energie diverse” con una sola proposta, chiara e condivisibile, per il Paese. D’Alema insiste invece sulla necessità di un’alleanza tra progressisti e moderati anche se nel Pd sono tutti un po’ stanchi di aspettare le decisioni di Casini, sulla cui collocazione nel centrodestra nessuno nutre più dubbi. E Beppe Fioroni non appare affatto convinto dell’idea che le liste civiche potranno attrarre elettori: «La lista Saviano o quello che sarà, non è di questo che abbiamo bisogno per vincere. E invece vedo che ancora una volta, in un momento di estrema difficoltà e di grande debolezza della politica invece che fronteggiare le sfide con le nostre idee e proposte, si cerca in vario modo la scorciatoia…».
«Mi preoccupa molto – aggiunge Fioroni – questa ricerca del nome. Ma non bastano i nomi per vincere, non basta inseguire gli altri nel loro terreno per sembrare migliori, diversi, nuovi». Non vorrei, conclude, «che facessimo l’errore già fatto in passato di pensare di battere Berlusconi inseguendolo sul suo stesso terreno».
Prima di far maturare un’ipotesi che tutto il partito dovrà percorrere, però, c’è sul tappeto il nodo della riforma elettorale: Bersani sottolinea che non si può prescindere dal sistema di voto prima di istituire alleanze ma c’è anche chi non crede che il Pd sia realmente intenzionato a scardinare il Porcellum. Dalla direzione si attende anche la contromossa dei democratici in replica alla carta presidenzialista giocata da Alfano e Berlusconi. L’idea è quella di rilanciare sull’assemblea costituente ma adesso nel Pd sono sempre più numerose le voci di coloro che chiedono un confronto aperto sul presidenzialismo, superando i tabù storici esistenti a sinistra rispetto a questo tipo di riforma. Proprio ieri Luciano Violante sul Corriere appariva più che possibilista sull’eventualità di un dialogo: «Il sistema semipresidenziale non è negativo in sé, tutt’altro, ed è vero che siamo in una situazione simile a quella della quarta Repubblica francese, e potrebbe giovare al paese… Ma vogliamo capire qual è la proposta del Pdl, di che si parla, come si pensa davvero di fare a colpi di emendamenti una grande riforma. Aspettiamo le loro proposte».