Chi ci salverà dai talebani del pensiero unico?
«L’omologazione imposta dalla logica del “politicamente corretto” non giova alla crescita della società, mentre il confronto tra le diversità e un aperto e sincero dialogo sono fattori di crescita nella giustizia e nella pace». Se a scriverlo è il “primo ministro” vaticano, Tarcisio Bertone, forse è il caso di interrogarsi sulla deriva del politically correct. Una vera e propria dittatura del pensiero conforme che ha acquistato connotazioni grottesche.
L’ultima invenzione è il «femminicidio». Un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna “in quanto donna”. Chissà se oggi un grande umorista (colpevolmente dimenticato) come Antonio Amurri oggi avrebbe potuto scrivere il libro “Come ammazzare la moglie e perché”. Nell’Italia egemonizzata da una classe politica e intellettuale “bel pensante” la discriminazione positiva regna sovrana. Così bisogna leggere del ministro Elsa Fornero “indignata” con una delegazione di giovani perché non c’era la quota rosa. L’Italia dei presidi che eliminano il presepe dalle scuole a Natale per non infastidire i bambini non cristiani. Che impongono il kebab e altre pietanze etniche nelle mense scolastiche per un multiculturalismo più ipocrita che mai. La stessa logica che fece smuovere penne e intellettuali che del pallone non conoscevano neanche la forma per mandare in nazionale Mario Balotelli. Dalla sua il “merito” di non essere nato in Italia e di avere un altro colore di pelle. Poco importava che fosse il meno degno, per comportamenti fuori e dentro dal campo, per indossare la maglia azzurra.
Alla esapserazione del politicamente corretto non sfuggono i giornali. Nelle Linee guida sulla Carta di Roma elaborate dall’Ordine dei giornalisti si precisa che per immigrati e rom vanno messi al bando termini come “zingaro”, “clandestino” e “vu cumprà”. Al loro posto è meglio usare parole giuridicamente più appropriate che permettono di «restituire al lettore e al pubblico in generale la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri». Le Linee Guida raccomandano inoltre di non citare la nazionalità o la religione dei migranti arrestati o accusati di reati, se non «nei casi in cui tale informazione non sia essenziale alla comprensione della notizia». Per stare tranquilli, l’assassino (meglio dire il “sottrattore di vita altrui”?) si potrà citare solo se, maschio, eterosessuale, italiano e di religione cattolica.
I Sacco e Vanzetti dei beagle
Basta andare su Facebook per venire inondati da ondate di retorica animalista, cominciando dal caso dei beagle liberati e dei loro liberatori diventati come Sacco e Vanzetti. Le campagne imposte dal pensiero animalista assumono connotazioni ridicole. Così leggerai su Fb che «il lupo tiene in bocca i suoi cuccioli, da qui l’augurio in bocca al lupo». Pertanto se ti dicono «in bocca al lupo» è sbagliato e crudele, dire «Crepi», ma è preferibile dire: «Grazie». Si va dagli animalisti anti-corrida in Spagna che diventano sempre più violenti ai talebani vegetariani che costringono persino a rivedere i palinsesti televisivi. «La puntata di Occhio alla Spesa dedicata ai consigli per gli acquisti dell’agnello pasquale? Siamo stati costretti a non fare niente perché sono arrivate minacce e insulti in redazione», ha raccontato il conduttore della trasmissione, Alessandro Di Pietro. Per i paladini del pensiero corretto, non va mangiato neppure l’abbacchio. E se va fatto, va fatto in clandestinità.