Arroganza, disprezzo, panico e disperazione
Non è l’Abc l’alfabeto che ha segnato il nuovo inizio della politica italiana nell’era Monti. Non è nemmeno un nuovo inizio, quello segnato dall’arrivo del 2012, ma solo una fine annunciata. Una fine lunga e dolorosa. Forse l’ottimismo a cui faceva spesso appello Berlusconi era irresponsabile – come sostenevano cento e cento soloni – ma almeno la gente non si suicidava. I lavoratori non si davano fuoco come dei bonzi tibetani, i commercianti non si impiccavano, i disperati non si asserragliavano con degli ostaggi nelle sedi di Equitalia. Che politica è quella che sposta di giorno in giorno l’indice della responsabilità su una categoria o una parte dei cittadini? I parlamentari, i farmacisti, i commercianti, gli statali, i sindacati… nessuno è responsabile per l’oggi, tutti responsabili per ciò che accadeva prima che il Messia arrivasse a dirci, con disprezzo e arroganza, che tutto questo ce lo siamo meritato, che siamo gli artefici del nostro destino, che abbiamo scelto sempre i governanti sbagliati e che siamo tutti ignoranti, inetti, meschini e servi. Tutti – eccetto lui – abbiamo parassitato la società, passando troppi anni all’università, prendendo il doppio stipendio, approfittando delle tutele sindacali, restando a casa coi genitori e non pagando il biglietto dell’autobus. Tutto vero, ma lui dov’era? A lavorare in una miniera di carbone in Belgio? I suoi figli hanno avuto difficoltà a piazzarsi nei board delle più influenti finanziarie del mondo? Hanno dovuto fare gli studenti lavoratori per pagarsi gli studi universitari? Non hanno avuto trattamenti di favore dai colleghi professori del paparino? E lui, che non si è mai esposto al giudizio della gente ma è sempre stato cooptato dall’alto, nel lavoro come nella politica, è l’esempio da additare ai nostri figli?