Ti uccideranno figlio mio. E qualcuno dirà: “Era solo un fascista”
Dicono gli accademici che ogni crisi economica porta con sé lo spettro della rinascita del Fascismo. Che, a questo punto, nella letteratura horror ha definitivamente soppiantato Nosferatu sotto la voce “mai morti”. Esso, infatti, non è più e non è solo un regime o una visione politica, quindi identificato e contestualizzabile, ma una “malattia dello spirito” che in tutti e in tutto si annida e si nasconde. Da cui la necessità di vigilare sempre e con ogni mezzo, affinché non torni a manifestarsi. Le crisi, di qualunque tipo, scardinano le certezze e generano paure. La gente da poco, i piccolo borghesi, i meno illuminati, cercano un capro espiatorio a cui addossarne le colpe. E lo trovano tra i diversi, tra “quelli strani”, tra chi vive ai margini della società e non ne condivide gli assiomi. Sono “gli eretici”, che in men che non si dica diventano gli untori e li si mette alla gogna. E poi al rogo. La sociologia antifascista ci insegna questo e ci dice inoltre che qualcuno, astuto, può organizzare questi sentimenti bassi e farne un partito che prende il potere. Danno quindi vieppiù da riflettere i tentativi di vietare le commemorazioni di ragazzini ammazzati a sprangate dagli antifascisti dell’alta borghesia milanese più di trent’anni fa (quella borghesia radical che è tornata di recente al governo della città). E poi gli anatemi su proiezioni di documentari e presentazioni di libri equiparati ai peggiori tra gli atti eversivi. Tira una brutta aria. E se qualcuno non l’ha capito, gli untori siamo noi.