Ora c’è il boom di chi abita nelle baracche
In Italia la popolazione è aumentata di quasi due milioni e mezzo in dieci anni: ci sono 59 milioni e mezzo di residenti, ma gli italiani sono sempre più poveri e cresce il disagio sociale. La crisi economica che sta colpendo il Paese è evidente e a pagare le conseguenze maggiori sono non soltanto le categorie più disagiate, ma anche i ceti medi, i giovani e gli anziani. Un’ulteriore conferma dell’avanzamento dello stato di povertà nello Stivale arriva dall’ultimo censimento dell’Istat. Nel 2011 c’è stato l’aumento, che l’istituto definisce “vertiginoso”, del numero delle famiglie che hanno dichiarato di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili. In tutto 71.101, a fronte delle 23.336 del 2001. Una fotografia del Paese non certo incoraggiante che emerge dai risultati provvisori del 15esimo censimento generale della popolazione e delle abitazioni presentato ieri dall’Istat a Roma.
«Un dato interessante – ha commentato il presidente dell’istituto, Enrico Giovannini – che segnala un cambiamento, ma è anche vero che in questo censimento abbiamo utilizzato i dati anagrafici. Quindi è difficile fare un commento; inoltre i risultati sono ancora provvisori». I dati, anche se non definitivi, confermano quello che ogni giorno molti cittadini stanno pagando sulla propria pelle: il caro-vita, la perdita dei posti di lavoro, le pensioni al minimo stanno costringendo tantissime persone a trasformare la loro vita e scegliere abitazioni di fortuna.
«I dati parziali sul censimento in Italia – ha osservato il parlamentare del Pdl, Fabio Rampelli – pongono in risalto ciò che tutti sanno, ma che ora salta di più agli occhi attraverso l’ingigantimento dei numeri relativi a quei cittadini che, privi di un’abitazione stabile, ricorrono a dimore occasionali». Sintomo – ha osservato ancora – «di una crisi che si percepisce non solo nella vita quotidiana ma anche nell’analisi statistica. Un forte disagio che, per essere contrastato, avrebbe bisogno non solo di nuove politiche economiche, ma anche di nuove politiche sociali. È la vecchia società capitalista che è entrata in crisi e con essa il relativo modello di organizzazione dello Stato. Una situazione che spinge in particolare proprio la destra italiana a immaginare di dare una nuova centralità a persone e famiglie, e a pensare a nuovi modelli di aggregazione e di assistenza sociale con la definitiva archiviazione della logica materialistica del profitto fine a se stesso. È quindi necessaria – ha concluso Rampelli – la costruzione di un’organizzazione alternativa fondata sull’integrazione e la solidarietà».
Censimento in pillole
Dai primi risultati, in Italia si contano 14.176.371 edifici, l’11 per cento in più rispetto al 2001, e 28.863.604 abitazioni, di cui 23.998.381 occupate da persone residenti. Sono 1.571.611 le abitazioni in più rispetto al censimento del 2001 con l’incremento del 5,8 per cento. Inoltre, nei 150 anni tra il primo censimento italiano del 1861 e quello di ottobre, la popolazione residente in Italia è quasi triplicata, passando da poco più di 22 milioni a circa 59,5 milioni di persone. La variazione media annua ha fatto registrare valori massimi in corrispondenza dei primi decenni del secolo scorso. I valori minimi si rilevano negli ultimi decenni e l’andamento è divenuto sostanzialmente stabile. La popolazione è cresciuta soprattutto al Centro-Nord dove oltre il 70 per cento dei Comuni ha registrato un incremento demografico;
all’opposto, il numero dei residenti è sceso in oltre il 60 per cento dei Comuni localizzati nel Sud e nelle isole.
Più tecnologia
Dai dati emerge anche un altro dato: il censimento del 2011 è stato il primo completamente assistito da tecnologie web, grazie a un software articolato in più componenti, che ha garantito la massima sicurezza nella trasmissione e conservazione dei dati. I siti del censimento sono stati sviluppati facendo prevalentemente uso di tecnologie open source. È stato messo a disposizione un questionario online, utilizzato da 8,2 milioni di famiglie. Più di 84mila operatori della rete censuaria si sono serviti giornalmente del Sistema di Gestione della Rilevazione per dare supporto all’esecuzione delle fasi operative del censimento, che ha permesso, ad esempio, di calcolare i primi risultati direttamente a partire dai dati del sistema. In sostanza – ha osservato l’Istat – il censimento 2011 si è avvalso di una rete di rilevazione semplificata rispetto a quella adottata nelle precedenti tornate, ma adatta a gestire le numerose innovazioni di metodi e tecniche.