Napolitano, le frasi fatte non bastano più
Con tutto il rispetto e la deferenza necessari a evitare accuse di lesa maestà (curiosamente tornate in auge proprio in questo momento in cui a ogni altra istituzione si può dire di tutto), è tempo che il Presidente della Repubblica assuma delle posizioni meno pletoriche. Con l’altro Governo poteva anche avere senso che si esprimesse (su tutto e ogni cosa) con perle di saggezza alla Omar Khayyam o con considerazioni difficilmente non condivisibili (tipo: “i giovani sono il nostro futuro”), ma con il governo di Mario Monti non può più bastare. Perché – a meno di voler far finta di essere sbadati – è innegabile che questo sia il Governo che Napolitano ha auspicato, ha voluto, ha caldeggiato, sponsorizzato e di cui, in qualche modo, ha favorito l’ascesa. Quindi sarebbe bene che si prendesse la responsabilità di questa creazione nel male come nel bene. E quindi non solo proclamando che l’Italia ha finalmente riacquisito la credibilità internazionale o lanciando altre romantiche suggestioni scarsamente corroborare dai fatti. Non basta – adesso che le cose non sembrano affatto andare come auspicato – dichiarare poeticamente che sta tornando l’inverno ma che in primavera i fiori sbocceranno e che prima o poi tornerà l’estate. «Non basta invocare la crescita – dice lui – servono azioni». Bene. E chi le deve intraprendere queste azioni? Prima le responsabilità erano tutte del Governo, ora sono delle imprese, dei sindacati, delle categorie. Di tutti cioè, eccetto di chi governa. Comodo, no?