Il “beauty contest” gratuito? Lo inventò John Maynard Keynes, non Silvio
Correva l’anno 1936, vedeva la luce Silvio Berlusconi, ma non solo: il più famoso economista della storia, John Maynard Keynes, partoriva la rivoluzionaria teoria del “beauty contest”. Scanso equivoci: nonostante la straordinaria coincidenza anagrafica, non fu una teoria ad “personam” dettata da un baby Cavalierino, che tra l’altro venne al mondo qualche mese dopo la rivelazione dell’economista britannico… Eppure oggi, a causa di quelle parole scritte nel dodicesimo capitolo della sua “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, Keynes rischia di essere additato dai Di Pietro e e dai Bersani come un pericoloso alleato di Berlusconi nella battaglia per la gratuità delle frequenze televisive. «Non è il caso di scegliere quelle facce che, secondo il proprio miglior giudizio, siano veramente le più belle, nemmeno quelle che l’opinione media pensi che siano le più belle. Abbiamo raggiunto il terzo grado dove impieghiamo la nostra intelligenza per anticipare quella che è l’opinione media…». In parole povere, l’economista che propugnava l’interventismo statale nell’economia (quindi non propriamente vicino a una destra liberista) aveva sostenuto già allora l’idea che un’asta pubblica potesse avere come criterio fondante non tanto (o non solo) la capacità di formulare la maggiore offerta, ma la capacità di esprimere requisiti in grado di garantire “mediamente” il miglior svolgimento del servizio. Da lì il riferimento alla “belle facce” e la traduzione letterale sul “concorso di bellezza”. Ecco perché oggi la polemica politica sul ricatto del Pdl a Monti, che ha rientrodotto l’asta competitiva sulle frequenze tv, rischia di essere liquidata frettolosamente come l’ennesima dimostrazione di un conflitto d’interessi del Cav. Che ha sicuramente interesse a pagare di meno con Mediaset, ma che ha più di una buona ragione tecnica per percepire quell’emendamento voluto dal Pd come una misura “punitiva” nei confronti della sua azienda. O quantomeno come un trappolone per mettere in imbarazzo il Pdl e farlo uscire allo scoperto su una questione che, se spiegata solo in termini politici, rischia di apparire indigeribile agli italiani. Per esempio, bisognerebbe ricordare che tutte le licenze, come quelle recentissime sul Wi-fi Max, in Europa sono state assegnate proprio con il criterio del “beauty contest”. Il principio è: i migliori non pagano ma investono su un servizio di interesse pubblico. Così come va ricordato che la prima applicazione di un “beauty contest” competitivo, come lo immagina ora i governo Monti, fu fatto nel 2000 dal governo Amato con la concessione delle licenze Umts agli operatori telefonici. Un disastro. Incasso totale: 23.550 miliardi di lire. Incasso previsto prima della gara: almeno 50 mila miliardi. Incasso in altri Paesi (Gran Bretagna, Germania): da 70 a 100 mila miliardi di lire. In più, compagnie telefoniche incapaci di recuperare l’investimento su una tecnologia che negli anni è stata superata da altre, come sempre accade in questi casi. Ecco perché l’annuncio dell’asta e la contemporanea risposta di Mediaset, che oltre a ricorrere al Tar minaccia di non partecipare alla gara, rischia di rivelarsi ancora una volta un flop di un governo “tecnico”. «Il governo ha preso una decisione che come presidente del Consiglio appoggio», ha ribadito ieri Monti, specificando che nell’incontro previsto per oggi con l’ex premier non avrebbe parlato di questo tema. Incontro che, scanso equivoci, Berlusconi diserterà. «Certo non metteremo in crisi il governo per questa vicenda. Ma Passera ha violato gli accordi», ha detto ieri Paolo Romani. Altro dettaglio: la contestazione di Romani non riguarda l’asta in sè, ma il richiamo al tetto massimo di cinque multiplex per operatore, non presente nella bozza concordata con il Pdl. Ma la domanda di fondo resta un’altra: senza Mediaset e forse senza Rai, ma anche senza le compagnie telefoniche (che hanno già pagato a caro prezzo le frequenze per lo standard 4G e sembra non abbiano intenzione di partecipare) che ne sarà del concorso di bellezza a pagamento?