«Giustizia, niente condizionamenti»

13 Apr 2012 21:29 - di

Cresce la tensione tra le forze politiche e la magistratura in vista di martedì, quando le commissioni congiunte di Giustizia e di Affari costituzionali della Camera discuteranno gli emendamenti del governo sui reati di corruzione e concussione ma anche sulle intercettazioni telefoniche. Ieri ha preso una dura posizione Cosimo Maria Ferri, segretario generale di Magistratura Indipendente, la corrente moderata dell’Associazione Nazionale Magistrati. «Con fermezza ribadiamo che sulla responsabilità civile dei magistrati non si tratta e non si arretra – ha affermato – Nessuna sponda né apertura da parte della magistratura. Il ministro della Giustizia deve fare chiarezza, chiedendo con forza di eliminare gli ostacoli che hanno lo scopo di minare la terzietà del giudice, l’autonomia e l’indipendenza». Ferri ha chiesto al presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, di convocare «urgentemente» il Comitato direttivo centrale dell’Associazione «per proclamare forme di protesta fortissime, nessuna esclusa». L’Anm ha accolto la richiesta e convocato per il 21 il Comitato direttivo centrale.
A Ferri replica Manlio Contento, componente della commissione Giustizia della Camera e della consulta nazionale Giustizia per il Pdl: «Non vogliamo che l’Anm assumi un atteggiamento che più di critica suona come condizionamento alla discussione politica e parlamentare sul tema della responsabilità dei magistrati. Il monito o la minaccia di ricorrere a forme di protesta “nessuna esclusa” non soltanto è grave per il contenuto ma è inaccettabile in un sistema democratico in cui le leggi sono affidate esclusivamente al parlamento. Sarebbe auspicabile un intervento del capo dello Stato per riportare il confronto tra magistratura e politica nell’ambito del necessario rispetto delle prerogative di ciascuna parte, tanto più in un momento delicato per il Paese e alla luce dello sforzo dei partiti che sostengono il governo per individuare un accordo sul delicati temi della giustizia».
La bozza di emendamento inviata dal ministro ai partiti prevede che la responsabilità civile non sarà diretta, ma chi ritiene di aver subìto un danno ingiusto potrà «agire contro lo Stato», che dovrà poi rivalersi verso la toga che ha sbagliato. Viene dunque modificato, rispetto a quello fermo al Senato, il principio per cui il cittadino poteva agire in giudizio direttamente contro il magistrato. Ma la rivalsa dello Stato verso la toga diventa obbligatoria e non più facoltativa. «Chi ha subìto un danno ingiusto per diniego di giustizia ovvero per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario, posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni, può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivano da privazione della libertà personale». «Noi siamo per rafforzare la responsabilità civile dei magistrati – spiega Contento – nel pieno rispetto della loro indipendenza e autonomia ma con l’idea che la legge vigente non è andata incontro alle esigenze individuate dagli italiani attraverso il referendum con cui si era invocata la tutela effettiva».
Il primo appuntamento è comunque martedì prossimo, quando si riuniranno in seduta congiunta le commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera. Anzi, entro la sera di lunedì il ministro Paola Severino attende le osservazioni delle forze politiche da portare poi dinanzi alle commissioni riunite. Il governo presenterà emendamenti sulla lotta alla corruzione ma non è escluso che, nel caso in cui ci sia l’intesa, voglia estendere l’esame anche agli emendamenti sulle intercettazioni telefoniche e ambientali e sulla responsabilità civile dei magistrati (pendente questa dinanzi alla commissione Giustizia del Senato). Secondo il testo in discussione, la corruzione sarà punita anche fra privati e cambierà la concussione: nel caso di concussione per induzione la pena verrà abbassata dal massimo di 12 al massimo di 8 anni di reclusione. «C’è la nostra disponibilità a rafforzare le tutele – ricorda Contento – tenendo conto però che nella realtà italiana esistono figure criminose che non compaiono in altri ordinamenti europei. In sostanza le fattispecie debbono essere ben individuate e non prestarsi ad interpretazioni eccessive da parte di chi conduce le indagini (ad esempio, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa)».
Per quanto riguarda le intercettazioni, non saranno i tribunali collegiali ad autorizzarle, secondo quanto scrive il guardasigilli nella lettera di accompagno alla sua bozza di riforma trasmessa ai “tecnici” della giustizia della maggioranza. Il via libera lo daranno, come ora, i gip e i gup. «Noi vogliamo una legge che consenta sempre, senza limitazioni, le intercettazioni nei casi di mafia e di terrorismo, ma che invece le permetta negli altri casi secondo regole, modalità e termini ben delineati. Il gip o il gup decide sulla libertà di un individuo, quindi può anche autorizzare o meno un’intercettazione telefonica o ambientale».

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