Giannini era diverso: lottava contro le ideologie
Il paragone tra il movimento dei grillini e l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini è del tutto infondato. La pensa così Stefano De Luca, docente di Storia delle dottrine politiche alla Sapienza: «Certo c’è un comune sfondo antipolitico, che poi è un virus ricorrente della democrazia causato dalle cattive prove della politica, ma la consistenza culturale di Giannini è indubbia, laddove Grillo è quello che è, un comico, un tribuno con la bava alla bocca». C’è poi un’altra differenza e cioè il fatto che Giannini a suo modo era a favore dei tecnici e non dei partiti, con la sua teoria dello Stato amministratore. «Giannini con il suo movimento reagiva a un quadro che era saturo di ideologismo e di politicismo, reagiva anche a un certo antifascismo. Tutti elementi che ovviamente fuori da quel contesto storico non ritroviamo nella politica di Grillo». Ma cosa voleva davvero l’Uomo Qualunque? «Innanzitutto c’era l’esigenza di semplificare, poi lo spirito di reazione verso una politica troppo invasiva. Ma il problema di questi movimenti è che poi finiscono con il ricalcare lo schema classico dei partiti e finiscono nel vortice che vorrebbero all’inizio combattere. Venendo all’oggi – commenta ancora De Luca – direi che Grillo rappresenta il sintomo di un malessere e non certo la sua soluzione. I sondaggi lo danno in ascesa? Io non ci credo molto, perché un conto è dire oggi voterò tizio o caio un conto è poi votarlo davvero. Ve lo immaginate Grillo in un summit internazionale?». La parabola di Grillo, a conti fatti, somiglia per De Luca a quella della Lega: «Visto come è finito Bossi direi che deve servirci da lezione, bisogna sempre diffidare di chi agita il cappio del giustiziere e urla contro i ladroni perché poi, alla prova dei fatti, queste persone si dimostrano uguali se non peggiori di quelli che avevano intenzione di sostituire».