Elsa, chiamaci esodati saremo il tuo incubo
Non era la piazza dei No-Tav e nemmeno quella dei centri sociali. Era qualcosa di profondamente diverso. C’era il vicino di pianerottolo, c’era l’operaio che si concede solo il lusso di leggere ogni mattina il Corriere dello Sport, magari per commentarlo al bar. C’era chi, dopo una vita di sacrifici, vede allontanarsi la speranza di un futuro più o meno tranquillo. C’era chi ha perso definitivamente il sorriso. Nella stagione dei tecnici e delle stangate, si è svolto il primo corteo unitario: «La Fornero ci porta al cimitero», lo slogan un po’ funereo ma il più gettonato. «Non ci faremo commissariare», con esplicito riferimento a quanto accaduto in politica, alla famosa “sospensione della democrazia” che aleggiava come un fantasma durante la manifestazione. Qualche maledizione a chi ha favorito «la marcia dei banchieri» su Palazzo Chigi. Le bandiere di Ugl, Cgil, Cisl e Uil s’intrecciavano lungo il percorso.
Lo scontro sui numeri
La polemica del giorno è racchiusa nelle cifre: da una parte il ministro del Welfare, che ha quantificato il 65mila le persone che per effetto delle nuove pensioni sono rimaste senza assegno previdenziale e senza lavoro, dall’altra i sindacati che parlano di 350mila, nel mezzo l’Inps, ferma a 130mila. Una sorta di gioco dei bussolotti condotto sulla pelle degli italiani che hanno la sola colpa di essersi fidati delle leggi dello Stato, hanno sottoscritto un’intesa che avrebbe dovuto accompagnarli alla pensione e invece si trovano in mezzo al guado senza risorse e con l’assegno previdenziale che, per effetto della riforma, è stato spostato in avanti e, pertanto, non è più raggiungibile. Basterà la soluzione che secondo alcuni è stata individuata dalla Fornero e prevederebbe la corresponsione della nuova Aspi agli interessati? Assolutamente no. Intanto perché l’Aspi si ferma a 1.119 euro e poi perché lo stesso ammortizzatore verrebbe erogato per soli 18 mesi, mentre qui ci troviamo di fronte a persone che in gran parte hanno meno di 60 anni e, pertanto, risolverebbero poco o nulla.
L’Inps ci mette una pezza
Ma è possibile che il governo non sappia o non voglia calcolare il numero esatto dei cosiddetti esodati? La Cgil accusa la Fornero di «scherzare col fuoco» e rileva che se le dimensioni del problema sono davvero quelle certificate dalla “ministra” allora il presidente dell Inps deve dare le dimissioni. Richiesta a cui da via Ciro il Grande (sede dell’Istituto pubblico di previdenza) si prova a metterci una pezza. Il direttore generale Mauro Nori puntualizza che tra i dati dell’Inps e quelli del governo non ci sono differenze. L’Inps fa riferimento ai potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni in procedure di mobilità, mentre il numero emerso al tavolo tecnico del governo fa riferimento alla situazione al 31 dicembre 2011. Tutto risolto? Affatto. Al di là della polemica sulle cifre, c’è tutto il capitolo delle risorse economiche da mettere sul tavolo che lascia a desiderare. Raffaele Bonanni non ha dubbi: le risorse necessarie «sono maggiori rispetto ai 5 miliardi stabiliti tre mesi fa». E allora? Il governo dovrebbe prendere il restante denaro attingendo ai 140 miliardi di euro che si risparmiano con la riforma delle pensioni.
Il sindacato ci ripensa
Il problema esodati c’è ed è evidente a tutti. Ma al sindacato brucia la sconfitta subita con la riforma delle pensioni, che è passata senza colpo ferire. La manifestazione di ieri è stata anche un modo per metterci una pezza alla cattiva figura rimediata quattro mesi fa. «Una piazza come questa, con i sindacati uniti, – dice Giovanni Centrella, leader dell’Ugl – deve far riflettere il governo. I lavoratori hanno capito che ci deve essere un esecutivo che risolva i problemi». È «il governo dei banchieri» che deve trovare una soluzione sugli esodati. E Renata Polverni, adesso governatore della Regione Lazio, ma con un passato di sindacalista tosta e informata, mette il dito nella piaga: «Su questioni così delicate che attengono alla vita delle persone prima di mettere in campo un provvedimento bisogna approfondire. Qualcuno non ha approfondito abbastanza».