Dalla Cina con furore: Monti, non ti porteremo i nostri soldi

12 Apr 2012 21:04 - di

Da business friendly a poco più di niente. Per Mario Monti è l’ennesimo smacco. La sua trasferta in Cina era stata valutata come un’opera d’arte, un dipinto di Leonardo: gettate le basi per una nuova partnership, Pechino pronta a investire da noi, denaro fresco nelle nostre casse e per le nostre imprese. Perfetto, un grosso risultato, magnificato dai giornali e dagli economisti. «La crisi è quasi finita, venite da noi», aveva detto il “professore” incassando il sì del primo ministro comunista Web Jiabao. E tutti ad applaudire, il salvatore della Patria aveva fatto centro. Ma, a distanza di pochi giorni, la doccia fredda: «La Cina non investa in Italia, ci sono troppi privilegi». Sul Corriere della Sera la lettera di Andy Xie, economista indipendente che vive a Shangai, già della Morgan Stanley. «La Cina non deve cadere nella trappola», è il contrordine compagni. «Gli investimenti in Italia rischiano di essere una forma di beneficenza: l’economia italiana è organizzata in modo tale da massimizzare i salari e minimizzare l’attività lavorativa». La festa di Monti appena cominciata è già finita.

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