Bossi: complotto di Roma padrona contro l’unica forza di opposizione

6 Apr 2012 20:42 - di

È stata una normale giornata di lavoro quella di ieri mattina in via Bellerio, la sede della Lega Nord, dove non si è interrotta la routine quotidiana e, a ricordare la giornata di giovedì e le dimissioni di Umberto Bossi, resta solo uno striscione appeso a fianco dell’ingresso con scritto «La Lega Nord è Bossi».
Ma il giorno dopo di Umberto Bossi e della Lega è partito all’insegna di una sana reazione alla bomba atomica che la stampa gli ha rovesciato addosso all’improvviso. E la reazione è stata la migliore di quante ce ne potevano essere: dopo l’uno-due di magistratura e mass media, il leader storico della Lega ha compiuto la scelta più saggia: si è dimesso, gesto che gli è valso l’apprezzamento ovviamente di tutti i suoi, ma anche degli alleati e perfino pure di qualche avversario politico, anche se la maggioranza della sinistra non esita a speculare sulla vicenda. Ma siamo abituati.
Roberto Maroni ha messo come foto del suo profilo un’immagine che lo ritrae con senatùr. La Padania esce con un’intervista nella quale Bossi sposa la tesi del complotto, che regge sino a un certo punto. Certo, la Lega è l’unica opposizione al governo delle tasse, certo, ha sempre bacchettato il centro e il sud per una certa rilassatezza dei costumi politici e della voglia di lavorare, certo, Roma ladrona è stato uno slogan che ha dato fastidio a parecchi, ed è chiaro che la maggioranza degli italiani addetti ai lavori non vedeva l’ora di fargliela pagare all’Umberto. Tutto vero. Ma gli errori ci sono stati, e come. E li analizza con lucidità proprio uno dei suoi, Luca Zaia: «La candidatura di Renzo Bossi al consiglio regionale lombardo è stato un errore», ha infatto detto il governatore del Veneto. «Per principio – aggiunge – non assocerei mai parenti e familiari alla mia carriera. I parenti non andrebbero candidati e non solo in politica, tant’è che, ad esempio, ho sostenuto il ministro Gelmini contro i baroni e il nepotismo negli incarichi all’Università». Insomma, per Zaia portare dei familiari in politica può avere pro e contro che dovrebbero essere valutati…
Per quanto riguarda le dimissioni, invece, Zaia difende il capo: «Umberto Bossi nell’interesse della Lega ha fatto un passo indietro, lasciando la segreteria, chiedendo però garanzie di chiarezza, fatto che gli fa onore, perché se ci sono dei responsabili per quanto accaduto questi paghino». «Bossi ha proposto il triumvirato e la nomina di Stefano Stefani per il controllo amministrativo per poi chiedere che, in vista del congresso, si faccia chiarezza e che chi ha sbagliato paghi. Si è subito deciso per un sistema virtuoso sulla trasparenza del bilancio con la certificazione da parte di ente esterno perchè il vero tema di oggi deve essere la chiarezza su tutto, dobbiamo diventare un palazzo di vetro».
Della stessa opinione l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, che ha detto di aver«apprezzato il passo indietro di Bossi che salva la nave della Lega dalla tempesta perfetta che ci ha colpito: non sarebbe stato sufficiente risolvere tutto solo con le dimissioni di Belsito». Il senatore aggiunge: «Ricordo che né Bersani si è dimesso per il caso Penati, né Fini per la casa a Montecarlo né Rutelli per il caso Lusi. Ancora una volta la Lega ha dimostrato la sua diversità».
Nel pomeriggio a via Bellerio Umberto Bossi, dopo aver fatto i Sepolcri nella vicina chiesa, ha incontrato Bobo Maroni e Roberto Calderoli, che guideranno il partito sino al congresso insieme con Manuela Dal Lago. In mattinata, parlando di Maroni, Bossi aveva detto che «Maroni non è un Giuda. Ha semplicemente fatto una specie di corrente, “I barbari sognanti”. Non penso che Maroni sia con me ma neppure contro», in merito alle accuse di traditore rivolte da alcuni militanti in via Bellerio all’ex ministro dell’Interno.
Su Facebook intanto esplode la rabbia dei leghisti contro i «traditori». Tutti sono d’accordo sul fatto che chi ha sbagliato debba pagare, Bossi viene salvato da ogni accusa, così come Maroni, mentre parecchi se la prendono con Renzo Bossi, il quale, secondo molti ora si dovrebbe dimettere dal consiglio regionale.

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