Un nastro giallo per i marò: “il Secolo” aderisce alla campagna

15 Mar 2012 20:30 - di

Ci piacciono le coccardine gialle a sostegno dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ci piacciono perché siamo dalla loro parte, perché riteniamo importante dimostrarlo, perché crediamo nel valore di un grande movimento popolare che dica che l’Italia tutta vuole riportarli a casa. Per questi stessi motivi abbiamo aderito da subito alla campagna “Salviamo i nostri marò”, mantenendo da settimane, in prima pagina, la sua locandina. Ora condividiamo anche la coccardina, che da ieri campeggia sul nostro sito, www.secoloditalia.it. Vi vediamo un completamento dell’altra iniziativa: quella partiva dalla politica per arrivare alle istituzioni; le coccardine partono dalle istituzioni per arrivare a tutti i cittadini, politica in testa. La loro diffusione è promossa dalla Marina Militare, che dal sito www.marina.difesa.it spiega “Non lasceremo soli i nostri fucilieri!”.

Dal web alle giacche
I nastri gialli hanno fatto la loro comparsa sul sito della Marina una decina di giorni fa. Ora hanno smesso di essere solo virtuali e si possono appuntare su giacche e golf. Da ieri circolano tra i parlamentari, ai quali le ha portate un ammiraglio. Dettaglio significativo, perché dice che tutto “l’apparato” militare, a partire dai suoi vertici, si muove per Latorre e Girone. Del resto, i primi a sfoggiarle in aula sono stati il ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola e il sottosegretario Gianluigi Magri, l’altra sera, nel corso del dibattito sulla fiducia al decreto legge in materia ambientale.

Resistenze anche sui nastrini

Le coccarde hanno già avuto anche il loro battesimo di fronte agli italiani: si sono viste in tv, indossate da alcuni giornalisti di Sky e del Tg1. Ma finora non sembra che siano arrivate all’opinione pubblica diffusa, che pure si sta mostrando molto sensibile alla sorte dei due militari italiani trattenuti in India con l’accusa di omicidio e a dispetto delle leggi internazionali. In parte le coccardine subiscono le stesse resistenze di “Salviamo i nostri marò”, che diversi enti locali hanno rifiutato per ragioni che appaiono ideologiche e di ostilità alle forze armate. Per il nastro giallo la dice lunga quello che è accaduto in Rai: «Sul fiocco giallo che indossano i conduttori di alcuni tg, iniziativa a quanto pare della Direzione generale della Rai, avremmo gradito essere informati», ha fatto sapere l’Usigrai, che avrebbe voluto suggerire di un altro «segno» valido anche per Rossella Urru e gli altri italiani sequestrati all’estero. «Sarebbe stato un modo da servizio pubblico di tenere insieme tutte le sensibilità», ha spiegato il sindacato, che per concludere chiedeva «per il Primo maggio un fiocchetto bianco che ricordi le morti sul lavoro». Istanze legittime, che però nei toni e nella tempistica hanno lasciato l’idea di una Rai in cui anche le sensibilità devono essere lottizzate.

«Ma il governo faccia anche altro»
Una nota polemica ieri si è registrata anche alla Camera, dove comunque l’iniziativa è stata accolta con favore bipartisan e il vicepresidente della Commissione Difesa, Francesco Saverio Garofani del Pd, ha presieduto i lavori con il nastrino al bavero. A sollevare le critiche è stato il deputato Antonello Giacomelli, anche lui del Pd e anche lui in Commissione Difesa. «Spero che le iniziative del governo non trovino nella distribuzione dei fiocchetti in Transatlantico il loro punto di forza», ha detto, spiegando però di apprezzare l’iniziativa. Giacomelli ha indicato un dubbio sollevato da molti: quanto è efficace l’azione del governo? Detto ciò, c’è anche un’altra cosa che la gran parte degli osservatori ha rilevato: la solidarietà aperta, senza polemiche ma senza titubanze, serve a quell’azione, la puntella.

Il basso profilo della Marina
E proprio sulla solidarietà punta la Marina, che il nastro giallo l’ha lanciato con convinzione ma scegliendo un basso profilo mediatico. Si cerca la risposta spontanea dei cittadini, soprattutto sul web. Coccarde “ufficiali” non ne sono state prodotte, se non in un numero ridotto da far circolare con il passamano tra marinai, ufficiali, politici, gente che dalle istituzioni possa dare l’esempio. Ciò su cui la Marina fa più affidamento sono le email che si possono lasciare sul sito e che poi vengono girate a Latorre e Girone. Non sono gente da onda d’urto mediatica, i marinai. Guardano al sodo, all’appoggio ai «nostri ragazzi», come spiegano, chiarendo che ciò che conta «è stargli vicino». Succede così che sul sito della Difesa non vi sia il nastro giallo, ma solo il collegamento al sito della Marina o che il nastro giallo, come simbolo, rimandi non solo al Battaglione San Marco, ma anche a Desert Shield e Desert Storm con «l’idea implicita di sostenere gli schieramenti delle truppe e/o la lealtà al presidente George Bush». «Pertanto divenne alquanto politicizzato», spiega il sito, dove si ricorda anche che il nastro venne sventolato nel 1979 durante la crisi degli ostaggi americani in Iran. Purtroppo anche questo esempio ha in sé una valenza negativa: gli ostaggi tornarono a casa solo nel 1981, non senza che il presidente Jimmy Carter venisse sfiduciato dagli americani per l’incapacità di risolvere la situazione. Ma la Marina spiega anche che «l’usanza di legare un nastro giallo intorno a un albero per simboleggiare l’attesa di un amore partito risale ai tempi di Nerone». È dunque a questa nostra antica tradizione e alle insegne del San Marco che ci vogliamo rifare anche noi, nella convinzione che diffondere quel nastrino significhi rendere più corale l’abbraccio a Latorre e Girone.

Commenti