Saviano già leader, Travaglio e Mauro lanciano l’Opa sul Pd
Un martello, un’eco continua, un rumore di fondo irritante, più di Veltroni: ecco cosa sta diventando per Pierluigi Bersani lo scrittore Roberto Saviano. Che in più, come un Berlusconi qualsiasi, ha dalla sua anche i potenti mezzi della comunicazione, come la corazzata Repubblica, un partito politico-editoriale del quale ormai è diventato leader indiscusso, dopo l’endorsementtransitiva – via Bersani, largo ai giovani, quindi avanti Roberto – del potente tycoon Carlo De Benedetti.
Leadership vere e presunte
Nella vita tutto è relativo, anche la leadership, che può essere vera, finta, carismatica, elettiva, di facciata, di comodo, trascinante, involontaria, inconsapevole, impalpabile ma autoritaria, come nel caso del Pd, che le racchiude tutte senza esprimerne realmente nessuna, fino al punto da esporla ai venti di chiunque decida di insidiarla con il semplice esercizio delle idee. Cioé, uno dice una cosa, a prescindere se sia più o meno sensata, e nel vuoto pneumatico del partito Democratico questa esternazione cala come un’astronave sul pianeta Marte, finisce per illuminarne la strada, assurgere a stella cometa del disorientato popolo di Bersani, assediato dalle tribù dei Camussi e dei Veltroni. Quel marziano, per il segretario del Pd, è Roberto Saviano, che da quando c’è Monti e non c’è più Berlusconi detta di fatto la linea del partito. Su Tav, Rai, giustizia, e chi più ne ha più ne metta, parla sempre lui, Saviano, che sembra irridere Bersani sulle note di Sergio Caputo: “sì, l’astronave è già passata e tu dormivi, meglio così magari non ti divertivi”.
Ritoccare Vasto con fotoshop
Sognava anche lui, Bersani, ma erano sogni dispersivi, ossi di seppia, tundre e articoli sportivi. Saviano, invece, è entrato subito a gamba tesa sui temi del vertice a tre con Casini e Alfano, quasi con un ruolo da guastatore. E a quel punto Bersani ha iniziato a metter su il muso, a sfoderare battutine acide, a riposizionarsi sulla linea del partito di Repubblica, sia accelerando sulla Rai che sui temi della giustizia, a cominciare dal ddl sulla corruzione. Sembra saldarsi, in questa fase, un’asse che trova il suo baricentro in una sinistra intellettuale furbetta, quella che fa capo a Libertà e giustizia di Zagrebelsky, quella che spinge Bersani a fare il lavoro sporco con Monti, in attesa delle elezioni, ma ne cannibalizza la sostanza politica per servirlo in pasto a una futura leadership “tecnico-editoriale”, imposta dalla macchina mediatica del centrosinistra, da Mauro a Travaglio: obiettivo, ritoccare con fotoshop la foto di Vasto con un cambio di soggetto centrale, con Saviano al posto di Bersani tra Vendola e Di Pietro, ma non di prospettiva politica, il vecchio Ulivone. “L’utente medio aveva un sogno più sociale, tapparsi in casa ad aspettare l’astronave…”.
Il programma di Saviano
Sulla giustizia, per esempio, Saviano ha lanciato un appello per chiedere ai parlamentari di approvare il ddl anti-corruzione, ma lo ha fatto puntando su una richiesta che rischia di far infrangere lo stesso disegno di legge contro i veti del Pdl. Che su quell’idea di aumentare i tempi per la prescrizione non è disposta a rinnegare la propria filosofia. Così come sull’impianto della riforma della giustizia, su cui i tre leader di Pd, Pdl e Terzo polo iniziano a discutere: ma è difficile immaginare che Bersani possa smentire l’autore di Gomorra sul principio del processo breve e della responsabilità civile dei magistrati, che rappresentano le priorità del Pdl. Facile immaginare che anche tutto l’interesse del Pd per la questione Rai sia nata da quella comparsata di Saviano da Fazio nella quale lo scrittore aveva chiesto a Monti di mettere mano alla tv di Stato. O come quando ha bacchettato il Pd sul tema della Tav: è un problema di mafia, ha detto, ma senza dire, in due paginoni, se è giusto farla o meno, con uno stile categoricamente fumoso, alla Bersani. “Ma guarda un po’, com’è moderna l’astronave…”.