Palermo choc, ora Bersani rischia il posto
Anche stavolta in pochi se l’aspettavano. Anche stavolta, però, le primarie del Pd si sono trasformate in un boomerang per il partito e per Pierluigi Bersani, che a Palermo, per evitare di perdere contro Sel o l’Idv, aveva sostenuto un candidato comune ai “fotografati” di Vasto. Anche stavolta, alla fine, la linea del segretario è uscita sconfitta da fuoco “amico”, visto che l’outsider Fabrizio Ferrandelli, bancario di 31 anni, per una manciata di voti ha superato la favorita Rita Borsellino, appoggiata dallo stato maggiore del Pd e dell’Idv. Ma come da primarie Pd che si rispettino, la coda è al veleno e il risultato non è ancora ufficiale perché si parla di schede nulle e altre schede contestate e irregolari. Ma intanto il caso-Palermo è già uno psicodramma nazionale, per i Democratici, divisi tra l’anima che spinge per un accordo al centro e un’altra che vuole riproporre la foto di Vasto, quella uscita clamorosamente sconfitta in Sicilia a vantaggio del candidato filo-veltroniani e filo-lombardiano. Un’alleanza che, secondo il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, rappresenta “il passato”. «I nostri elettori e militanti a Palermo ci hanno chiesto altro, un accordo di altro genere, che guardi al centro – continua Letta – È cambiato tutto, dopo Monti nulla è come prima. Le alleanze e il futuro si costruiscono sulle cose da fare». Il responsabile economica Stefano Fassina, però, frena: «Le primarie non vanno strumentalizzate e il dibattito sulla cosiddetta alleanza di Vasto è fuori luogo».
Il giorno nero di Bersani
«In Sicilia ci sono problemi politici che le primarie non risolvono. È la politica che deve risolverli». Pier Luigi Bersani ieri ha provato a giocare in difesa, ma le acque del suo partito, già agitate, si sono trasformate col passare delle ore in un mare in tempesta. Il segretario del Pd però ha difeso lo strumento delle primarie che sono «una risorsa». Certo, aggiunge Bersani, possono e devono essere migliorate. Ad esempio valutando se non sia il caso di evitare che ci siano più candidati del Pd. «Avere in pista più candidati del Partito democratico credo che debbano esserci solo in situazioni straordinarie». Per Bersani quanto accaduto a Palermo non è stato determinato dalle primarie ma «da problemi politici». Secondo il segretario del Pd è la politica ad essersi dimostrata debole. «Le primarie favoriscono un rapporto diretto con i cittadini e ovunque si sono fatte, Palermo compresa, sono state un successo. Le primarie sono una risorsa ma non risolvono i problemi politici. È la politica che deve riappropriarsi di uno strumento che la arricchisce». «Le primarie – ha proseguito Bersani – non sono un pranzo di gala ma non possono essere nemmeno una resa dei conti». Per questo, sottolinea, vanno migliorate, magari facendo in modo che la presenza di più candidati del Partito democratico ci sia solo «in situazioni straordinarie». Bersani porta l’esempio di Parma dove c’erano più candidati del Pd ma «lì c’erano problemi politici zero. Dove invece la presenza di più candidati del Pd può mettere a rischio un profilo politico, allora la politica deve decidere». Bersani comunque ha assicurato che il Pd sosterrà il vincitore delle primarie a Palermo e ha rivendicato la scelta di Rita Borsellino senza la quale le primarie di Palermo avrebbero perso un tributo importante. Infine il segretario del Pd ha spiegato come «quest’anno su 23 primarie in 23 Comuni capoluogo, 18 sono state vinte da candidati del Pd. O uno non fa le primarie di coalizione ma se le fa, allora, può capitare che vinca un candidato diverso da quello del Pd».
Primarie fallimentari
Palermo arriva dopo altri rovesci clamorosi, per il Pd, alle Primarie. Come quello di Genova (dove il Pd si è diviso tra due candidati favorendo l’affermazione di Marco Doria e le dimissioni dei vertici regionali) o Milano (con la travolgente affermazione di Pisapia che alle Primarie aveva battuto il democratico Boeri) dove i candidati sostenuti dai Democratici hanno subito sonore sconfitte. O prima ancora di Napoli, con le Primarie annullate. Ma anche a Firenze l’attuale sindaco Matteo Renzi vinse le primarie “contro” Pd), mentre in Puglia Vendola travolse il candidato del Pd, Boccia. Quanto basta per scatenare l’ala veltroniana, che non si spinge fino a chiedere le dimissioni di Bersani ma si lancia all’assalto del segretario, chiedendogli di sposare la linea dei centristi. Paolo Gentiloni, della componente moderata del partito, accusa: «Le ragioni sono locali, a Palermo, Milano, Napoli, Genova. Ma il problema del Pd è nazionale. Discutiamone, senza accusare le primarie». «A Palermo hanno votato contro Vasto. E non c’entra la geografia», scrive su Twitter Marco Follini, senatore del Partito democratico. «A Palermo tre quarti degli elettori del centrosinistra (in gran parte del Pd) hanno votato contro la proposta ufficiale del Pd», fa notare il veltroniano Giorgio Tonini. «Ma qual è la proposta di governo del Pd? Forse è arrivato il momento di parlarne: per esempio convocando la Direzione, che non si riunisce ormai da molti mesi», insiste l’uomo dell’area Modem.