Monti e Napolitano a rimorchio del Cav: Putin non è più Ivan il Terribile

8 Mar 2012 20:14 - di

Fino a pochi giorni fa era il nuovo Ivan il Terribile, crudele e cinico come il suo antenato politico, amico del diavolo (Berlusconi), nemico della democrazia (brogli elettorali, repressione e bavaglio alle tv). Putin era troppo poco rosso in patria e troppo legato al Cavaliere in Italia. Due elementi che portavano alla bocciatura mediatica. Ora, però, le cose sono cambiate, ha vinto le elezioni con un distacco enorme e bisogna ricucire. Per questo Napolitano e Monti, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, hanno deciso che sì, in fondo Berlusconi aveva ragione. E che quindi bisogna stringere la mano allo Zar, al nuovo Ivan che forse tanto terribile non è. Poco importa che se la spassi con l’uomo di Arcore sulle montagne innevate di Krasnaia Poliana. Ci sono questioni (e interessi) economici da tutelare. Dal Colle e da Palazzo Chigi sono perciò partiti messaggi di auguri e felicitazioni. Sarebbe il caso di dire “finalmente” perché, tra l’altro, i messaggi al nuovo inquilino del Cremlino, hanno tutta l’aria di essere “strategiche”. Un po’ quello di cui era accusato Berlusconi, ma stavolta la stampa è tutta più buona.
Cosa che diventa tanto più evidente quanto maggiore appare la forzatura con cui questo atto formale viene fatto. Del resto, il premier italiano non si nasconde certo dietro un dito: prende carta e penna e scrive di auspicare il rafforzamento della dinamica dei rapporti economici «che si sta sviluppando in maniera marcatamente positiva, a conferma dell’approccio strategico e di lungo periodo con cui la nostra imprenditoria si muove con i partner russi». I tecnici al governo, insomma, temono di perdere quel rapporto privilegiato che, con Berlusconi a Palazzo Chigi, ha rafforzato le relazioni tra i due Paesi. Del resto, la sinistra di casa nostra può fare tutto il sarcasmo che vuole ma, chiunque abbia trascorso negli ultimi anni qualche giorno a Mosca, ha potuto rendersi conto della simpatia con cui si guarda all’Italia e agli italiani. E non è solo questione di vini o di spaghetti. Basta avvicinarsi a qualsiasi bancarella o negozio di oggettistica per osservare, bella in mostra, la matrioska di Berlusconi, assieme a quella di Putin e di altri grandi. Non c’è quella di Monti, né di Prodi o di Bersani. Assieme a Putin e a Berlusconi ci sono Obama e la Merkel. Il che la dice lunga sulla considerazione che l’ex premier italiano ha in questo sterminato Paese destinato a recitare un ruolo di primo piano sugli scenari mondiali dei prossimi  decenni.
Monti e Napolitano avrebbero dovuto tenere conto di questo, invece di intervenire  a scoppio ritardato per metterci una pezza. Con Napolitano che indirizza un messaggio in cui si parla di «eccellenti relazioni di amicizia tra il Suo Paese e l’Italia» che, viene sottolineato, «troveranno certamente nuove occasioni di sviluppo e consolidamento in campo politico, economico e culturale». Un auspicio che, siamo certi, non mancherà di concretizzarsi. Chi ieri ha avuto la possibilità di sintonizzarsi su Vesti 24, la più importante delle televisioni che trasmettono nella sterminata Federazione Russa, ha potuto assistere a immagini mandate in onda per raccontare al popolo di casa e al mondo, collegato via satellite, della visita privata di Berlusconi all’amico Putin e al presidente uscente Dmitri Medvedev. Gatti delle nevi, sorrisi, strette di mano e abbracci per significare a tutti che quell’ospite rappresenta qualche cosa di più: è uno di “loro”. Lo scenario di Krasnaia Poliana, la splendida località dove si disputeranno le Olimpiadi invernali del 2014, si prestava a meraviglia al racconto del giornalista che commentava le immagini, ma erano i personaggi a fare la differenza. Tutti e tre in giacca a vento, tutti e tre con sul petto il simbolo russo dell’aquila bicipite, rossa per Putin, bianca per Medvedev, nera per Berlusconi. Hanno cenato insieme e si sono intrattenuti in un incontro di lavoro. Poi Putin ha annunciato che sarebbero partite subito le consultazioni per il nuovo governo. Osservatori attenti hanno notato anche, qua e là, il logo di Gazprom, il gigante russo del gas che fornisce a noi italiani gran parte della materia prima che serve per alimentare le nostre centrali: con Berlusconi a Palazzo Chigi ha continuato a bruciare, cerchiamo di fare in modo che adesso la fiammella non corra il rischio di spegnersi.

Commenti