Lauree alla “Totò Truffa”: iniziò tutto a Montecitorio

23 Mar 2012 20:21 - di

Più ingegnoso del venditore della Fontana di Trevi del film di Totò, più audace del colpo dei Soliti ignoti. Ridolfi Luciano da Cisterna, 48 anni, è l’esempio che in Italia basta davvero poco per infilarsi nei grandi Palazzi della politica e spacciarsi per rettore di una fantomatica università (Giovanni Paolo I) ingannando proprio tutti. La storia è finita ai disonori della cronaca per un’indagine della Guardia di Finanza di Caserta che ha tirato in ballo Ridolfi – secondo quanto riportato dall’Espresso «indagato per truffa e sostituzione di persona» – per una vicenda che avrebbe potuto ispirare un film di Mario Monicelli.
Da rettore di ateneo (senza sede, senza aule) sfornava e consegnava false lauree a una serie di personalità della politica e dello spettacolo, senza che nessuno per tre anni, abbia mai provato a fare una minima verifica. Nella lista dei laureati ad honorem sono finiti in tanti: dal portavoce di Wojtyla Joaquìn Navarro-Valls all’attore Lino Banfi, dal tycoon degli occhiali Leonardo Del Vecchio al cantante Dario Baldan Bembo.
Ma ciò che più impressiona è che nessuno si sia preso la briga di verificare che al civico 6 di via Fratelli Bandiera, el centro di Latina, al posto del rettorato c’era solo un appartamento sfitto. A nessuno è venuto in mente di consultare il bando «pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 52 dell’agosto 2008», come riportato dalla carta intestata dell’ateneo, per verificare che dell’istituzione dell’università Giovanni Paolo I non vi era traccia. Tantomeno è venuto in mente a qualcuno di digitare su Google “Luciano Ridolfi” e magari a verificare se era lo stesso tizio che, dodici anni fa, era stato protagonista dello scandalo pontino del “Progetto Arianna” teso a creare «una polizia parallela per combattere la droga e la corruzione tra le forze dell’ordine». Nessuno ha verificato, segno che basta un po’ di faccia tosta e tanta incoscienza per ingannare le istituzioni, quelle con la “i” maiuscola, perché la prima cerimonia, quella che ha dato il via alla fulminante carriera di Riboldi è iniziata in una sede distaccata di Montecitorio. È il 16 ottobre 2009 quando la Camera dei Deputati, in via Poli 13, ospita la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2009-2010. Tutt’altro che una cerimonia in sordina, anzi, ad aprire i lavori era stato Rocco Buttiglione. Grazie a Youtube è ancora possibile vedere l’intervento del vicepresidente della Camera dei deputati: «Sono lieto di poter ospitare nei locali della Camera questo nostro incontro», aveva esordito l’esponente Udc con un elogio dell’università «come scuola di disciplina che insegna prima di tutto il metodo critico, la capacità di non parlare a vanvera, di controllare le fonti». Appunto.
Quel giorno alla cerimonia partecipano personalità del mondo ecclesiatico al di sopra delle parti, come il vescovo di Acerra, Luigi Riboldi e monsignor Gordian Boniface Otu, il presule africano ferito nel dicembre scorso in un agguato terroristico in Nigeria. Si alternano le personalità più eterogenee: in prima fila, i rappresentanti italiani del Dalai Lama ed Enrico Beruschi. La motivazione per la laurea al comico milanese di “Alloraaa” è altisonante: «Dopo aver deliberato all’unanimità l’iscrizione nell’albo d’onore dell’ateneo dell’università degli studi “Giovanni Paolo I”, il senato accademico ha conferito a Enrico Beruschi il titolo di Cattedratico Ordinario ad Honorem nella facoltà di Scienze della Comunicazione, premiandolo con il riconoscimento per l’attività che ha svolto «illustrando la sua nazione ben oltre i suoi confini e conseguendo risultati di particolare rilevanza in ambito internazionale». Tra i premiati della prima cerimonia anche l’autore di Amico è, Dario Baldan Bembo e il cantante e attore romano, Lando Fiorini. Al momento della consegna della laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione, l’interprete di Cento Campane pare l’unico che abbia fiutato qualcosa: «Ma perché date una laurea proprio a me? Che c’entro?». Il “Professore Cavaliere” Ridolfi quasi lo rimprovera: «Lei ha regalato il sorriso a generazioni di italiani per tanti anni. La merita, la prenda!». Visto col senno di poi Fiorini racconta: «Un’accozzaglia di personaggi così diversi mi aveva insospettito. Ero convinto fosse una puntata di Scherzi a parte, ma quando ho visto che a ospitare l’iniziativa era la Camera dei deputati mi sono fidato. Ho pensato: ti pare che non verificano?».
Tre anni dopo hanno verificato gli inquirenti.  Ieri, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha disposto anche il sequestro del sito web di questo fantomatico ateneo.
E il professore cavaliere Ridolfi? L’unico titolo accademico era una laurea nel fantomatico ateneo svizzero di Jerisau. Bastava poco: chiedergli dove avesse conseguito il titolo accademico. Come pure – visto che dal giugno del 1993 l’ateneo fantasma era stato diffidato dal Ministero dell’Istruzione e dell’Università dal proseguire le attività – sarebbe bastato consultare la “black-list” delle organizzazioni che rilasciavano titoli di studio senza nessun riconoscimento nell’ordinamento universitario italiano.
Come tutti i meccanismi truffaldini, l’omessa verifica iniziale ha consentito a Ridolfi di alzare il tiro con il passare del tempo. Il 20 ottobre dello scorso anno approfitta dalla sala della Biblioteca Vallicelliana per la consegna della laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione a Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi. La cerimonia conquista anche un servizio sul Tg1 e la notizia fa il giro del web con l’annuncio che a Nonno Libero arrivano anche i complimenti del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da Montecitorio al Quirinale passando per Palazzo Chigi. A cinquant’anni dal film Totòtruffa ’62, quello di Ridolfi è stato un remake coi fiocchi.

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