Il web ha già scelto: Fornero superstar
«L’evoluzione del governo Monti. Dal pacco di Berlusconi alla paccata della Fornero». Oppure: «Fornero ai sindacati: “Senza sì niente soldi”. Chi ha detto che è cambiato lo stile col nuovo governo?».
Le due battue sono prese da Spinoza.it, il sito di satira più saccheggiato dai comici (Maurizio Crozza ne sa qualcosa). Laddove non arriva un editoriale, una battuta aiuta a sintetizzare al meglio chi ha preso il posto di Silvio Berlusconi nel cuore e nell’immaginario degli autori di satira. E, come insegna la figura di Berlusconi, ma prima di lui Giulio Andreotti, chi diventa il bersaglio degli strali delle battute da bar, delle frasi dette al collega di stanza o all’amico di Social network, è un potenziale leader politico.
Detto in soldoni, Elsa Fornero è il vero premier ombra, altro che Corrado Passera, altro che Profumo, niente a che vedere con il mite ministro Giarda dalle orecchie alla Dumbo (sul quale tanti cabarettisti hanno riciclato le battute che un tempo erano riservate ai padiglioni auricolari del Divo Giulio). Accantonata pure la simpatica ma poco incisiva Cancellieri.
Il ministro del Welfare e delle Pari opportunità ha rubato immediatamente la scena a tutti. Quel colpo di scena, mettersi a piangere pensando ai sacrifici richiesti agli italiani in questo periodo di crisi, vale più di tre manovre finanziarie e due legislature. Non è un caso che uno dei pochi sketch apprezzati (e cliccatissimi sul web) della trasmissione del sabato sera di Serena Dandini sia quello dove la bravissima Germana Pasquero veste i panni della ministra in versione insegnante. «Monti mi fa sangue», è l’esilarante tormentone della Fornero-Pasquero. La versione maestrina funziona perché il personaggio ha delle potenzialità comiche travolgenti.
Ecco a voi alla rinfusa da Twitter, qualche battuta: «Più vedo la Fornero e più mi convinco che le sue non erano lacrime, ma un orgasmo». Altri 140 caratteri fulminanti? «Chiarimento della Fornero su articolo 18: non si applicherà agli statali. Loro non sono licenziabili. Come lei e sua figlia». La figlia appunto. Sul web impazza un fotomontaggio che mette da una parte la ministra in lacrime, dall’altra, la foto della rampolla, con il sintetico curriculum dove si ironizza sulla coincidenza tra il posto dove lavora la giovane (finanziato dalla Compagnia di San Paolo) e il fatto che “mammà” sia stata vicepresidente dal 2008 al 2010. Non è la foto più divertente dedicata a «Fornero Rocher”, dura fuori e tenera dentro (manco tanto)». Molto più simpatico il fotomontaggio con la celebre scena di Alberto Sordi che fa il gesto dell’ombrello chiamando i «lavoratoriiii». Con la testa di Elsa al posto di una serafica Elsa al posto di quella di Albertone. Colpisce quindi per la banalità ancora prima che per la macabra immagine, lo slogan «La Fornero al cimitero», immortalato sulla t-shirt di una manifestante amica di Oliviero Diliberto. Ieri un cinguettio di Twitter cercava di rimettere in asse la situazione: «Fornero non al cimitero ma neanche al ministero».
Il personaggio, però, è una potenziale miniera di spunti umoristici. Non a caso Luciana Littizzetto attinge a piene mani su frasi, gaffe e pose della Thatcher del governo Monti. E dove non arrivano le suggestioni dei comici arriva l’umorismo popolare. Meriterebbe un premio speciale il buontempone che ha diffuso in rete la pubblicità di nuove barrette al cioccolato: «Kinder Fornero. Barrette amare: +lacrime -diritti». “Sei alla fame? Prova anche Fornero sorpresa vedrai che sorpresone per lavoratori e pensionati!».
Non solo lacrime: dal ditino puntato alla difesa a spada tratta della figlia per tacere della «paccata» che è riuscita a far dire una battuta perfino alla solitamente accigliata Emma Marcegaglia che (a memoria di biografo) non faceva battute dai tempi dell’asilo. Comprensibile quindi che fiocchino decine di gruppi su Facebook dedicati alla nostra eroina, la maggior parte dei quali non sono menzionabili perché zeppi di insulti (per quanto goliardici).
Per una personalità così stimolante non potevano ovviamente mancare i finti quiz, come uno appena finito in circolazione sui Social network: «Liberare l’uscita per facilitare l’entrata. Chi lo ha detto? 1) Rocco Siffredi 2) Elsa Fornero 3) Il posteggiatore». Per la risposta, citofonare Palazzo Chigi.