I No Tav? Ormai li appoggia solo il “Supercafone”
No Tav sempre più isolati. Mentre si infiamma il dibattito interno alla sinistra circa la partecipazione degli attivisti alla manifestazione Fiom del 9 marzo, per questo disertata dal Pd (ma siamo sicuri che non sia un pretesto?), il governo e tutte le autorità nazionali e locali prendono le distanze dai facinorosi. Sarà per la lunga serie di gaffe, autogol, comportamenti inaccettabili e violenze, sarà per la carenza di argomenti, fatto sta che il movimento sembra ormai boccheggiante (a parte per il sostegno della Cgil, del Fatto Quotidiano e del… Piotta).
Il “daspo” anti No Tav
Fa discutere, intanto, il provvedimento della questura di Torino contro Turi Vaccaro, l’attivista bloccato ieri a Torino mentre cercava di arrampicarsi sul cancello di una casa privata nei pressi dei cordoni di sicurezza delle forze dell’ordine intorno a Palazzo Madama, dove era in corso un convegno con il Presidente della Repubblica. All’uomo è stato notificato un foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno per un anno in sette comuni della Val di Susa: Avigliana, Bussoleno, Chiomonte, Exilles, Gravere, Giaglione, Susa. Il provvedimento – spiega la Questura – è stato adottato dal Questore di Torino per gli episodi di cui Turi è stato protagonista e che «hanno creato turbativa alla sicurezza pubblica in quei comuni». Per quegli episodi Turi è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per i reati di violazione dei sigilli e inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Gli episodi sono sostanzialmente tre: quello dello scorso giugno, quando, durante gli scontri fra No Tav e Polizia in Valsusa, Turi si oppose a una pala meccanica impugnando una collana di agli; quello dello scorso agosto, quando è rimasto per tre giorni su un albero, nei pressi del cantiere della Tav di Chiomonte (Torino), a venti metri di altezza, facendo lo sciopero della fame; e quello di domenica sera, quando si è arrampicato sul traliccio dell’alta tensione di Chiomonte dal quale era caduto una settimana prima il leader No Tav Luca Abbà. Il “movimento”, da parte sua, ha fatto sapere di ritenere il provvedimento «una provocazione bella e buona, che denota il pugno di ferro che intende tenere la Questura torinese».
No Tav e Supercafoni
Chi, invece, ai No Tav sembra volere bene è, come accennato, Tommaso Zanello, in arte Piotta. Ricordate? L’autore del “Supercafone”. Il rapper romano si è infatti inalberato perché al Grande Fratello continuano a passare i suoi brani. Se «non potrò impedirlo a livello legale – ha tuonato –utilizzerò tutti i proventi che deriveranno dai diritti d’autore per sostenere il movimento No Tav». Dopo aver conquistato soldi e notorietà sfruttando (peraltro simpaticamente) tutti gli stereotipi sulla romanità, infatti, oggi l’artista si atteggia a profeta indy e cantante impegnato. Scambia quindi se stesso per il cantante dei Radiohead e dichiara: «Sono stanco di essere da anni citato dal Gf come stereotipo del romano coatto, immagine quanto mai lontana dalla mia attuale carriera, che negli anni si è evoluta». E noi che eravamo rimasti a versi come «ignorante con l’abbronzante / abbondante tra le mutande»…
Cota, Fassino, Severino
Ma, artisti evoluti a parte, attorno ai No Tav sembra esservi ormai ben poca solidarietà. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha per esempio ribadito che «ogni opinione va praticata nel rispetto della legalità». Per l’esponente del Pd, «ci sono tutte le condizioni per realizzare» la Tav Torino-Lione «così essenziale per lo sviluppo in condizioni di sicurezza sia sociale che ambientale. Quello che non ha nessun senso è trasformare come hanno fatto alcuni gruppi questa settimana, la Tav nel totem simbolico-ideologico che va contestato per contestare la società nel suo insieme». Una posizione, questa, condivisa anche da Roland Ries, responsabile Trasporti del candidato socialista alle presidenziali francesi del 2012, Francois Hollande, secondo il quale la Torino-Lione è un progetto «importante e necessario», uno degli «anelli mancanti per l’interconnessione dell’Europa», che rappresenta «una priorità». Intanto il presidente del Piemonte Roberto Cota, dal canto suo, convocherà a breve una riunione con tutti gli amministratori pubblici della Valle di Susa, «indipendentemente dalla loro posizione» sulla Tav. È la decisione presa nell’incontro, svoltosi ieri nel palazzo della Giunta regionale, con i «sindaci per la legalita» delle valli di Susa e Sangone. L’obiettivo della riunione plenaria con tutti i sindaci «è di predisporre – spiega Cota – un “progetto Val di Susa”, per la valorizzazione, lo sviluppo, la tutela del territorio. Metteremo a punto un pacchetto di richieste da portare a Roma che riguardano una serie di opere necessarie per il territorio, interventi sulla linea ferroviaria attuale e altri di carattere fiscale». Per Cota «in certi Comuni della Val Susa c’è un clima inaccettabile, di intimidazione nei confronti degli amministratori solo perchè cercano di fare con responsabilità gli interessi dei loro territori». Infine anche il ministro della Giustizia, Paola Severino, ieri, ha dichiarato che «la libertà di manifestare il pensiero è un principio fondamentale del nostro assetto costituzionale ma non può mai trascendere né nella violenza né nell’insulto».