Tremonti: «Monti sul Time? Negli Usa in copertina c’erano solo due cagnolini…»
Non è proprio un ruggito, non è nel suo stile, ma una picconata assestata al “sistema” e ai nuovi timonieri della navicella Italia Ospite di Agorà su Rai tre, Giulio Tremonti torna alla ribalta con toni molti diretti e poco professorali. A cominciare dall’ironia sul premier che “potrebbe salvare l’Europa”, come si domanda la copertina del Time: «sì nell’edizione europea, in America in copertina c’erano solo due cagnolini…». Sul decreto milleproroghe passato ieri alla Camera, con i dubbi di Napolitano, anticipa il giudizio: «C’è qualcosa di costituzionalmente strampalato». E ancora: «Mi pare che attualmente gli effetti sulla crescita del governo siano all’opposto, mi sembra si teorizzi invece la decrescita. La manovra recessiva e regressiva ci ha portato alla recessione». Tranchant. L’ex ministro dell’Economia, definito da Giuliano Ferrara «per metà un tributarista di genio, per l’altra metà un bambino capriccioso e un colossale imbroglione», non sembra intenzionato ad andare in pensione dalla politica che conta, pur mantenendo in questa fase un profilo accademico più che parlamentare.
Si sarà anche lasciato intervistare docilmente per pubblicizzare il suo libro Uscita di sicurezza, sarà pure un po’ rosicone per il ben servito (come si dice nella capitale), ma la sua analisi sulla recessione internazionale, la politica montiana e la scelta tecnica per salvare l’Italia dal default non è un escamotage pubblicitario. La ricetta cucinata dal governo non funziona, spiega incalzato da Massimo Giannini, Marcello Sorgi ed Enrico Cisnetto. Siamo addirittura in presenza del “metodo Sindona”.
Con la consueta abilità nel dipingere metafore, paragona l’attuale gestione della crisi dell’euro, la tecnica «usata in Europa», a quella utilizzata ai tempi di uno dei più aggressivi banchieri del mondo (che Giulio Andreotti definì il “il salvatore della lira”). Sindona, come è noto, “seppe” legare in un nodo inestricabile di affari quattro pilastri della società italiana: potere politico, Vaticano, massoneria e mafia e il suo impero cominciò a scricchiolare nel 1974, con il fallimento della Franklin Bank e l’accusa di bancarotta mossagli dal governo americano.
«Ho detto cose contro le banche – ricorda – in particolare contro la Banca D’Italia e mi hanno mandato via nel 2004. In questo momento la Bce dà soldi gratis come avvenne con il decreto Sindona all’epoca del salvataggio delle banche italiane. Una banca prende i soldi all’1% e li impiega a un tasso molto più alto». Velenoso anche con le agenzie di rating (e non da oggi), fa notare l’incoerenza del premier. «Monti quando era professore parlava dell’arbitro, quando è andato al governo e l’hanno degradato ha detto che non contano e sbagliano. Mi sembrano due posizioni molto differenti…». Del resto non serve essere il genio di Tremonti per constatare che gli stessi parametri (meglio dire strumenti) utilizzati per la bocciatura del governo Berlusconi (declassamento, spread…) oggi non vanno bene per il governo Monti perché sono diventati improvvisamente inattendibili. Lanciato a tutto campo, interviene anche sulla crisi greca spostando i riflettori dall’autocompiacimento europeo per il salvataggio di Atene, «la Grecia deve decidere il suo destino. Il voto di aprile è decisivo, una moneta vive solo con la democrazia». In tema di ammortizzatori sociali, terreno minato sul quale è stato strapazzato dalla stampa e demonizzato da tutti quando era al governo, si difende come un leone: «L’accusa sui tagli lineari è stata una delle più ingiuste mai fatte. I soldi recuperati sono stati dati agli ammortizzatori sociali e il fatto che le forze sociali ora lo riconoscano è ragione di qualche soddisfazione». Come in passato non è tenero con gli ex compagni di strada a Palazzo Chigi: «i ministri potevano fare tagli selettivi, ma solo Maroni ne è stato capace». Non è un mistero che il professore, l’ex ministro, l’eretico parlamentare pidiellino, giudichi il sistema economico attuale, «peggiore di quello sovietico, perché quest’ultimo almeno poteva definirsi sistema». Lo scenario attuale è invece, secondo Tremonti, un caos senza alcuna organizzazione né gerarchia. Questo caos è stato creato lentamente nel tempo, man mano che la politica ha abdicato il suo trono alla finanza (che più volta ha definito «una bisca»). La finanza – al timone del governo italiano ed europeo – non può governare i popoli. Discorsi seducenti ma anche dettati dal suo sostanziale commissariamento, resta da capire se il divo Giulio, non Andreotti, tornerà a ispirare la politica economica o se altri tenteranno di mettere in pratica la sua ricetta. «Il 60 o il 70% delle cose fatte da Monti, le avremnmo volute o dovute fare noi. In molti casi le avrei volute fare io ma qualcuno ce lo ha impedito. Mi riferisco a Giulio Tremonti e poi la Lega ci ha impedito di fare la riforma delle pensioni», gli manda a dire Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo economico.