«Lo spread? Arma contro Silvio». Parola di Monti
Noioso il posto fisso? Macché, si faceva per scherzare. Lo spread? Un’arma contro Berlusconi. Spiazza tutti, il premier Mario Monti, che ieri a “Repubblica tv” ha partecipato a un videoforum in cui ha affrontato argomenti a 360 gradi. Non senza qualche dichiarazione sorprendente. Il presidente del Consiglio è per prima cosa tornato sulla sua uscita infelice circa la “monotonia del posto fisso”: «Una frase come quella, presa fuori dal contesto, si può prestare ad un equivoco», ha detto. Aggiungendo: «Mi è dispiaciuto se con quella frase ho colpito la sensibilità di qualcuno ma per fortuna la comunicazione continua e se si dicono frasi sbagliate è possibile chiarire». Monti, tuttavia, non rinuncia alle sue idee in merito: «Se per posto fisso intendiamo un posto di lavoro che ha una sua stabilità e che ha tutele, è ovvio che è un valore positivo. La mia frase diceva che i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Non avranno normalmente un lavoro stabile presso un unico datore di lavoro, di solito in una stessa sede per tutta la vita, come accadeva in passato. Dovranno abituarsi a cambiare spesso luogo e tipo di lavoro e anche Paese. Questo non è da guardare con spavento come cosa negativa. Gli italiani in genere, e anche i giovani, hanno troppa diffidenza verso la mobilità e per il cambiamento. È uno dei problemi del Paese. La sfida per il cambiamento del lavoro nella vita è una cosa positiva». Ma il premier è intervenuto anche sull’annosa questione dello spread, spiazzando completamente quanti, a sinistra, avevano mitizzato i quotidiani responsi sul differenziale dei Btp. «Lo spread – ha detto Monti – è diventato un termine di uso casalingo e quotidiano. Io credo che si sia esagerato per usarlo come arma contundente per il mio prodecessore Silvio Berlusconi e si esagera ad usarlo come indicatore di buona condotta per il qui presente suo successore». Quanto alla questione dell’articolo 18, il premier ha spiegato che «per come viene applicato l’articolo 18 in Italia», sconsiglia «investimenti di capitali stranieri ma anche italiani in Italia». A tal proposito, «il governo non ha poteri di intervento su come la giustizia viene amministrata, possono esserci però chiarimenti e modifiche che danno nuovi paletti a chi deve amministrare la legge», ha detto il presidente del Consiglio, che tuttavia ha aggiunto di non sapere se l’articolo 18 sarà riformato entro fine marzo, data ultima che il governo si è dato per riformare il mercato del lavoro, ma che è una delle tessere di un mosaico e come tale deve essere considerato. Dichiarazioni importanti anche sulla patrimoniale, che esce dalla porta ma rientra dalla finestra: «Anche se di fretta abbiamo introdotto una cosa che non abbiamo chiamato patrimoniale per non urtare la sensibilità della maggioranza parlamentare, ma di fatto abbiamo introdotto un’imposta su molte componenti del patrimonio», ha spiegato Monti. Qualcuno chiede se l’esecutivo abbia il coraggio di toccare anche i forti, a cominciare da Chiesa e banche. Il premier ribadisce che la questione dell’Ici per la Chiesa «è un punto importante ed è un tema che stiamo approfondendo e siamo piuttosto avanti». Quanto alle banche, il Professore spiega che «l’azione del governo vuole colpire un pò tutti, magari ci sono norme meno evidenti ma il mondo bancario è stato molto disturbato, già a dicembre con una norma che vieta ad un membro di un cda di una banca di sedere nel cda di un’altra banca e questo vale anche per le assicurazioni». Monti, infine, ha ricordato che la maggioranza che sostiene il suo governo è «ampia ma potenzialmente sempre evanescente».