L’India tenta un nuovo colpo di mano: dice no ai periti balistici italiani

29 Feb 2012 21:09 - di

La notizia è arrivata da Kollam come una tegola: il tribunale ha bloccato la presenza degli esperti italiani alla perizia balistica. O almeno a una parte di essa, quella sugli esami di laboratorio. Presenza ammessa invece ai test di fuoco. Tradotto: gli esperti possono assistere agli spari, ma non alla successiva analisi sui proiettili. La decisione ha avuto comunque l’effetto di rinviare nuovamente l’atteso esame sulle armi usate dai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone durante l’azione anti-pirateria nella quale, secondo le autorità locali, sarebbero rimasti uccisi due pescatori indiani. La corte del Kerala ha giustificato la decisione con un vizio procedurale: la polizia scientifica locale ha affermato di non aver ricevuto disposizioni sulla presenza di tecnici stranieri agli esami di laboratorio.

«Così non abbiamo garanzie»
Il tribunale, quindi, ha invitato i legali dei marò a presentare una nuova istanza per la presenza dei periti. La petizione sarà avanzata oggi e tutte le possibilità restano aperte. Ma certamente, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, «queste continue novità sul piano procedurale e legale non sono assolutamente un segnale positivo». «Se i nostri esperti non ci sono, non abbiamo garanzie», ha chiarito Terzi, aggiungendo che «se dopo l’istanza presentata dai legali la magistratura dovesse decidere l’esclusione dei nostri esperti dagli accertamenti balistici ciò comprometterebbe quel percorso condiviso che il governo italiano ha chiesto sin dall’inizio e per cui, ancora ieri, nei miei incontri a Delhi ho avuto assicurazioni». La decisione del tribunale, dunque, ha fatto assumere toni più duri all’Italia che fin qui si è mossa sempre all’insegna della massima prudenza. C’è un particolare non marginale, sottolineato dallo stesso ministro: Terzi l’altro giorno era in missione in India e, da rappresentante del governo italiano, aveva ricevuto «assicurazioni». Ora che i fatti sembrano andare in un’altra direzione non è certo crisi diplomatica, ma non si può non registrare lo “sgarbo”.

Il tribunale smentisce se stesso
Nessuno si aspettava la decisione del tribunale, tanto che in mattinata i periti dell’Arma dei carabinieri, Paolo Fratini e Luca Flebus, si erano mossi da Kochi, dove si trova la delegazione italiana che segue il caso, alla volta di Trivandrum, dove si trova il laboratorio forense in cui si doveva svolgere l’esame. Del resto, a dare il primo via libera era stato lo stesso tribunale di Kollam più o meno una settimana fa. I due maggiori del Cis sono partiti dall’Italia immediatamente, ma sono ormai cinque giorni che si trovano in attesa di un esame considerato fondamentale per capire se i marò italiani siano davvero coinvolti nella morte dei due pescatori indiani. «Prova del nove», l’aveva chiamata il sottosegretario Staffan de Mistura nei giorni del suo arrivo a Kochi, dove tutt’ora si trova. E prova del nove lo è davvero, perché basterebbe conoscere il calibro dei proiettili che hanno colpito il peschereccio per dire se le indagini sui militari italiani debbano o meno andare avanti.

Calibro e traiettoria non compatibili
La questione è dirimente, anche perché dalle prime indiscrezioni sembra che i fori sul St. Anthony non siano compatibili con il calibro 5,56 della Nato in dotazione ai marò. Si parla invece di un calibro 7,62, quello dei Kalashnikov, usati dagli stessi pescatori che si contendono il dominio sull’area con i colleghi cingalesi. Pare invece ormai accertato il fatto che la traiettoria sia orizzontale, quindi incompatibile con spari giunti da una nave delle dimensioni della Enrica Lexie, ma coerente con uno scontro a fuoco tra imbarcazioni simili. La conferma a queste indiscrezioni non sarebbe solo la conferma dell’estraneità italiana alla morte dei due pescatori, sarebbe anche la conferma delle molte incongruenze – per non dire bugie – delle autorità indiane. Le acque al largo del Kerala sono state presentate come tranquille, al riparo dalle rotte dei pirati e da altre illegalità. Ma a smentire questa tesi ci sono le notizie sugli scontri tra pescatori e quelle sui pirati: non ci sono solo i sei abbordaggi del 2011, c’è anche quello subito da una nave greca il 15 febbraio 2012, giorno dell’incidente che ha coinvolto i marò. Un’altra ombra di questa intricata vicenda: l’allarme pirati è stato registrato dalla Camera di commercio internazionale, ma le autorità greche hanno smentito, mentre l’armatore non ha né smentito né confermato. Cos’è successo? Ad oggi resta un mistero, che certo né Kollam né Nuova Delhi si prendono premura di svelare. Sullo sfondo resta l’opportunità politica: la tesi secondo cui i marò avrebbero sparato arbitrariamente contro un’imbarcazione di pescatori, in una zona in cui di pirati non c’è traccia, infatti, è funzionale alla propaganda anti-italiana agitata dal partito comunista del Kerala contro il partito avversario, il Congress party della presidentessa Sonia Gandhi.

Una giornata «molto importante»?
Ricordava in un’intervista alla Stampa di ieri de Mistura: «All’inizio di questa vicenda, che cade pochi giorni prima delle elezioni in Kerala, per evidenti implicazioni politiche, l’atmosfera era piuttosto tesa». «La situazione è radicalmente cambiata, adesso si cerca solo la verità», aggiungeva, facendo rientrare in quest’analisi tutto sommato ottimista anche il fatto che «loro hanno accettato, anche se le leggi non lo prevedono, la presenza dei nostri investigatori». Dopo la decisione del tribunale il commento di de Mistura è stato che «la situazione non è precipitata, ma certo non è migliorata». Non resta dunque che aspettare le novità di oggi, quando sarà presentata la nuova istanza, si terrà un’altra udienza nell’Alta Corte di Kochi che acquisirà il fascicolo aperto dalla Procura di Roma sulla vicenda e i marò saranno di nuovo dal giudice di Kollam che dovrà decidere se possono restare nella guesthouse della polizia di Kochi o se devono andare in prigione. È una giornata «molto importante», ha detto de Mistura, ma la stessa espressione è stata usata più volte in queste due settimane.

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