Il Professore sbaglia bersaglio
Bamboccioni ieri, noiosi oggi. I giovani italiani hanno nel loro destino di essere classificati in ossequio a luoghi comuni, letture riduttive della realtà, pure distorsioni, a volte. Stavolta tocca al presidente del Consiglio Mario Monti, impegnato nella sua battaglia contro il “posto fisso” come aspirazione per i giovani, definire «noioso» un lavoro che dura per sempre.
Certo, forse sarà noioso fare lo stesso lavoro per anni, ma non ci è chiaro quale sia l’alternativa alla quale i giovani non si sarebbero adattati in questo decennio, visto che la precarietà è entrata a pieno titolo nell’immaginario e nella quotidianità lavorativa degli under quaranta. Questa generazione è, per definizione, precaria, flessibile, avventurosa, sperimentatrice, anche solo per le crescenti difficoltà ad “annoiarsi” col miraggio del posto fisso; semmai è il “sistema” che sta intorno ai giovani che non si è adeguato affatto, visto che chiedere un mutuo in banca senza garanzie e senza contratto a tempo indeterminato è mera utopia.
Per ottenere, da ministro della Gioventù, un accordo con Abi per l’istituzione di un fondo di garanzia di 50 milioni di euro per le giovani coppie di precari che richiedessero un mutuo, abbiamo trattato per mesi prima di centrare l’obiettivo. Il tanto vituperato governo Berlusconi ha investito negli ammortizzatori sociali per i precari, primo governo della storia repubblicana, circa nove miliardi di euro, dimostrando di aver compreso quali difficoltà incontrassero i giovani costretti a confrontarsi con la più grave crisi economica mondiale. Proprio per questo stona la leggerezza con la quale il capo del governo liquida con una battuta il dramma della mancanza di lavoro: ci saremmo aspettati che chi conosce molto bene il sistema bancario avesse spiegato proprio agli operatori del credito che l’Italia è piena di gente “poco noiosa”, coraggiosa al punto di scegliere di formare una famiglia senza nessuna certezza stabile, capace di cambiare lavoro ogni anno. Giovani da aiutare, giovani in cui credere e investire e a cui tendere una mano.
Anche noi odiamo gli “agit prop” del posto fisso, gli amministratori e i venditori di fumo che tengono in schiavitù migliaia di giovani dietro la promessa di una stabilità che non arriverà mai o arriverà solo dopo aver svenduto ogni barlume della propria dignità; a costoro andrebbero rivolti gli insulti e le battute, allo sciacallaggio di chi resta comodamente aggrappato alla propria poltrona senza preoccuparsi di creare le condizioni perché si semplifichino le procedure per aprire nuove imprese, si faciliti l’accesso alle professioni, si rimettano in moto i meccanismi che favoriscono l’autoimprenditorialità, si agevoli la mobilità giovanile per consentire di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro. Allo stesso modo andrebbero messi all’indice gli accordi parasindacali che, ancora oggi, favoriscono i processi di alternanza di tipo “familiare”, con i figli che prendono il posto dei padri, in un malinteso concetto di meritocrazia basato su una idea “proprietaria” del lavoro.
A queste pratiche, molto diffuse proprio nel mondo delle banche, dovrebbe dedicare maggiore attenzione questo governo. I giovani, noiosi e bamboccioni, rispediranno al mittente questa ennesima provocazione, continuando a cercare la luce in fondo al tunnel di una società e una classe dirigente gerontocratica e incapace di programmare le scelte guardando ai prossimi vent’anni piuttosto che al prossimo anno. Questi giovani, in attesa che la noia li pervada, continueranno a studiare, laurearsi, specializzarsi, inventare un lavoro, sbarcare il lunario con la percezione che i “grandi”, tranne qualche rara eccezione, non hanno capito nulla delle loro aspirazioni, limitandosi ad analisi sociologiche inutili, dannose e, queste si, terribilmente noiose.