Gli stipendi dei ministri sono on line. “Assente” Monti

21 Feb 2012 20:48 - di

Arrivano i numeri, con un bel ritardo rispetto all’insediamento che risale a novembre: si va da qualche milone di euro ai “soli” 3-400. 000, appartamenti, auto blu, azioni, terreni. All’insegna della trasparenza ieri il sito di Palazzo Chigi ha pubblicato  i redditi della squadra dei ministri montiani.
Non tutti per la verità, mancano proprio la dichiarazioni patrimoniali del premier, che ha la delega all’Economia ad interim. È all’estero ma avrebbe poturo lasciare un appunto…
In testa alla speciale classifica il Guardasigilli, Paola Severino, che ha dichiarato oltre 7 milioni di euro come avvocato, pagandone 4 di tasse. «Dov’è lo scandalo?», si difende. E con linguaggio berlusconiano denuncia l’invidia sotterranea che anima gli animi degli accusatori. Non devono meravigliare le parcelle generose, avvocato di clienti illustri, il ministro ha difeso, tra gli altri, Romando Prodi nel processo sulla vendita della Cirio.
Il ministro dello Sviluppo, Francesco Passera si «ferma» a tre milioni e mezzo. Dietro ai Paperoni ci sono i più “poveri”: Piero Gnudi non dichiara le proprietà immobiliari. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi guadagnerà quest’anno 199.778 euro, contro i 143.750 dichiarati nel 2010. Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, guadagnerà nel 2012 poco meno di 200mila euro. Una cifra superiore rispetto al reddito complessivo dichiarato nel 2010, di 160.484,00 euro. Mario Catania dichiara 213.700 euro, «interamente ascrivibili alla retribuzione da lavoro dipendente presso il Ministero», mentre Giulio Terzi e Piero Giarda superano i 200.000 euro. Elsa Fornero, più nota per le sue lacrime che per i provvedimenti presi, passa da un reddito di 402 mila euro nel 2010 a uno stipendio nel 2012 da ministro del Lavoro di 199 mila euro (cui vanno aggiunte una diaria mensile di 129,68 euro e una giornaliera di 224,895, per un massimo di 15 giorni di permanenza a Roma). «Al momento dell’assunzione della carica di ministro mi sono dimessa dalla carica di vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa San Paolo – chiarisce – mi sono dimessa dalla carica di consigliere di Amministrazione di Buzzi Unicem Spa; non ricopro altre cariche in società o enti e non esercito attività professionali».
Alcune non sono certi cifre stellari, del resto se lo fossero state difficilmente sarebbero state ufficializzate dai diretti interessati con tanta sicurezza di non essere attaccati. Sono però numeri che fanno rabbrividire la maggior parte dei cittadini, il cosiddetto Paese reale, da cui questo governo è distante anni luce. I cittadini, ai quali il sobrio professor Monti chiede sacrifici enormi nel nome del salvataggio dell’Italia dal rischio fallimento, hanno il diritto di sapere quanto guadagnano ministri che dovrebbero dare il buon esempio, tanto che il sito del governo in poche ore è andato in tilt per eccesso di contatti,e il diritto di indignarsi. Quei cittadini che difficilmente arrivano a fine mese, quelli che temono di restare senza pensione, quei giovani – considerati da alcuni ministri degli “sfigati” per non aver trovato lavoro – non possono reagire con piacere alla documentazione del tenore di vita emerso dalle dichiarazioni di ministri e sottosegretari. Che avranno pure rinunciato, dopo l’incarico governativo, a ben remunerate attività professionali ma non fanno certo la fame. «È evidente che non è un governo di poveracci! È un governo delle banche», tuona il leghista Marco Reguzzoni. I conti in tasca ai ministri (c’è anche chi critica l’operazione trasparenza perché dettata dal pressing “immorale” dei cittadini che vogliono guardare dal buco della serratura) danno la conferma del profilo della squadra di governo: professori emeriti legati alla grande finanza internazionale, con incarici pesanti ai vertici dei principali istituti di credito, gli stessi che mettono in ginocchio i piccoli risparmiatori. «Adesso si passi a conoscere le entrate dell’apparato dei funzionari della pubblica amministrazione, manager pubblici e consulenti. Oggi il governo, per la sua particolare natura, adempie a un obbligo morale e politico, ancor più cogente di quello giuridico, anche se in modo parziale, adempimento che avrebbe dovuto essere realizzato fin dall’inizio del mandato – commenta il pidiellino Raffaele Lauro – meglio tardi che mai! L’operazione trasparenza dovrà investire chiunque eserciti un pubblico mandato o ricopra, a qualsiasi titolo, una pubblica funzione». Il senatore aveva presentato un disegno di legge che rende obbligatoria, e non più facoltativa, la pubblicazione, sul sito del governo, entro un mese dall’insediamento, dei patrimoni e dei redditi dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari, per i tre anni fiscali precedenti, compresi i familiari e i conviventi.

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