Fornero apre ai giovani ma affama i vecchi
Don Abbondio parlava latino quando non voleva farsi capire o voleva raggirare le anime semplici. Il ministro del Bad-fare (o “della povertà incipiente”) a non farsi capire quando parla di lavoro ci riesce benissimo, non si sa se per scelta o per difetto. Sulla riforma del mercato del lavoro ha detto che «serve un contratto che evolve con l’età piuttosto che contratti specifici che evolvono per ogni età». Messaggio criptico prontamente spiegato dagli addetti ai lavori con linguaggio ancor più esoterico: «Il che significa (dal Sole24ore) la possibilità di pensare non più a un sistema di carriera analogico-lineare, ma a un nuovo modello, chiamiamolo “ipertestuale”, dove a età diverse corrispondono mansioni e responsabilità diverse e uno stipendio diverso, per dirla senza troppe perifrasi, ridotto». Parlando come si mangia, vuol dire che si mangerà sempre di meno a mano a mano che si invecchia. Secondo un principio curioso che prevede un calo di produttiva e di competenza commisurato all’anzianità: a trent’anni dai il massimo e ti pago il massimo, a cinquanta rendi meno e ti taglio lo stipendio. A 65, perché l’età pensionabile cresce, sei un catorcio: non posso mandarti via ma ti taglio ancora lo stipendio. Se uno entra in azienda a trent’anni e un altro a quaranta, dieci anni dopo, con stesse mansioni e stessa anzianità, il giovane prende più del vecchio. Proprio quando i figli studiano e le spese mediche crescono. Poi c’è la pensione; per chi ci arriva.